Appunti di un pellegrino… 2

Due monti e una casa.

Il monte Carmelo, ad ascoltare nel silenzio la voce di Dio, come brezza leggera…

Il monte Tabor, nel silenzio ancora una volta la voce di Dio che ti invita ad ascoltare il Figlio…

La casa di Nazareth, la casa di Maria, la casa laddove l’impossibile diventa possibile.

Dove siamo stati?

Semplicemente qui, laddove quanto ci hanno raccontato, quanto abbiamo letto, non è soltanto una storia narrata da altri, ma è luogo vivo e vero di fede per chi crede.

Abbiamo bisogno di visitare questi luoghi per credere?

No, no di certo, ne abbiamo bisogno per rendere la fede ancora più viva, per destarla dal sonno che la ragione a volte induce.

Qui.

Ci sono io con tanti altri, oggi però su quell’altare nel luogo del si di Maria, c’eravate anche voi, tutti voi!

Quanti mi avete chiesto una preghiera, quanti ho incontrato nel mio cammino (quanti ho fatto sorridere, quanti ho fatto soffrire, quanti mi hanno procurato dolore…) quanti sperano che l’impossibile diventi possibile…

Appunti di un pellegrino… 1

Arriviamo a Tel Aviv dopo una giornata fatta di spostamenti, caldo, attese…

Le luci della città vista dall’alto, le auto che si muovono lungo le strade, prima ancora di atterrare, lasciano intravedere una città che non è ferma.

Siamo fermi però noi, stanchi per un po’ di cose, pronti a ricaricare il corpo, lo spirito e perché no anche i vari dispositivi elettronici.

Stanchi si, ma con la gioia di chi ha fatto qualcosa che non avrebbe mai sperato di fare, gioia che esplode perché si fa quanto altri prima di noi non sono riusciti a fare.

La prima giornata, forse il giorno zero, si conclude così, pochi pensieri raccolti qua e là, e il cuore però pronto a lasciarsi ancora una volta illuminare e scaldare nella Terra che è Santa perché Tu, Signore, qui hai manifestato pienamente il Tuo Amore per noi!

Figli

  • Tu quanti figli hai?
  • Io nessuno. E tu?
  • Io tanti.
  • Come li hai cresciuti?
  • Non tutti li ho cresciuti io… alcuni erano già grandi quando li ho trovati.
  • I figli si trovano?
  • Beh non saprei come dirtelo… prima c’era niente… poi padre e figlio.
  • Come?
  • E non saprei dirtelo!
  • Dai spiegamelo…
  • Guarda basta poco, uno sguardo, una carezza, una parola… tutto di un po’ e nasce in te.
  • Nasce? Non dicevi che si trovano?
  • No no, guarda le cose stanno così: gioisci con loro, piangi con loro, fai il tifo per loro, se cadono aiuti a rialzarsi, se corrono gli dici di fare attenzione…
  • Insomma sono figli.
  • Si si, a tutti gli effetti!
  • Ma tu li volevi tutti questi?
  • Io? Non posso rispondere, devo andare!

Quando un figlio chiama…

Come Ulisse…

Tornava qui,

sponde sicure sulle quali approdare,

faro luminoso sulle alte scogliere.

Silenzio e quiete

lontano dallo schiumeggiare della gente,

sicuro dallo spirare dei venti,

dai canti assordanti di mille sirene.

 

Qui ritrovava se stesso,

roccia sicura,

e oltre ancora,

per altri mari distanti…

Buon compleanno papà!

  • Allora che gli regaliamo quest’anno?
  • Non lo so tu che dici?
  • Io? non ho molte idee a riguardo.
  • Li conosci i suoi gusti così come li conosco anche io!
  • Uhm allora… un profumo!
  • No no, un cd di musica!
  • Qualcosa per la casa!
  • Un trapano nuovo!
  • Un non so che.
  • Non ne ho idea.
  • Nemmeno io.
  • È passato tanto tempo.
  • Troppo dall’ultimo compleanno… lo ricordi?
  • Era il 16 luglio 1991… io non ricordo altro.
  • Ci saranno delle foto da qualche parte.
  • Bisognerà cercarle… lo facciamo più tardi?
  • Non so se avrò il tempo…
  • Allora cosa gli regaliamo?
  • Magari può regalarci qualcosa lui!
  • Cosa? Un sogno?
  • Anche!
  • Regaliamogli qualcosa che abbiamo dentro… ah si! Qualcosa che ci ha dato lui!
  • Uhm… l’amore! Eh eh!
  • Qualcosa di più specifico… l’amore per gli altri!
  • Ok ok, questo si può fare! E poi?
  • Una serata tra amici… si può fare!
  • Qualcosa da cucinare e mangiare insieme!
  • Si può fare pure!
  • E poi… senti, che ne diresti se gli regalassi qualcosa di mio?
  • Tuo tuo? Perché no?
  • Del silenzio, una preghiera…
  • E poi?
  • Messa.
  • Cosa hai messo?
  • No dico, una messa. Per stare più vicino a Dio. Insieme.
  • Si, insieme…

Quest’anno sarebbero stati 79. Lo sono. Anche se non sei più con noi, ognuno vive questo giorno come può. Si vive. Per me sono echi di infinito che si rincorrono.

A 46 anni mentre scrivo queste parole sono anche lacrime e testa pesante.

Certe cose non passano mai.

Sarò pure “padre”, ma nel mio piccolo, al di là del mio peso, rimango pur sempre un figlio piccolo piccolo, tra le mani del padre… del Padre!

Buon compleanno papà!

Prima parte…

  • Hai visto?
  • Visto cosa?
  • Hanno detto che dobbiamo tornare a casa.
  • Ora?
  • Si, si, ora…
  • Peccato… io ero un po’ stanco e affamato… pensavo ci fermassimo qui a prendere qualcosa da mangiare!
  • Ma qui dove? Non lo vedi che siamo in mezzo a un deserto?
  • Ou ma cosa credi che ne sappia di un deserto! Io mica mai sono uscito da casa… fra noi due il viaggiatore esperto sei tu!
  • Esperto… per modo di dire!
  • Esperto, esperto… allora dimmi una cosa… torniamo o no a casa?
  • Ora?
  • Si, si ora!
  • Non c’è niente da mangiare.. Torniamo a casa!

Avevano percorso appena un centinaio di metri quando una voce, arrivata da lontano di corsa dicendo: “Hey voi! Tornate indietro! Stanno dando del cibo, dicono che sia abbondante!”.

Si guardarono. Uno sguardo al volo, profondo, d’intesa perfetta.

  • Torniamo!

E dicendo insieme la stessa parola si misero in cammino…

E scrivi oggi… E scrivi domani…

  • Potevo scrivere prima tutto, invece aspettando, facendo altre cose, ho dimenticato le parole che avrei voluto usare… e mi piacevano!
  • Di cosa avresti voluto parlare? Quali erano le parole?
  • Erano due cose mie, profonde, belle, anzi no, bellissime. In una parlavo di mia madre, vedendola dormire, occupa il posto che un tempo era di mio padre…
  • E l’altra?
  • Non lo so, l’ho dimenticata!
  • Allora parlami di tua madre, oppure continua a scrivere di lei!
  • Ah si! Oggi vedendomi dopo qualche giorno che non era stata a casa diceva che sono bello!
  • Ma dai… davvero?
  • Asp… ho ricordato quello che volevo scrivere!
  • Cosa?
  • L’altra cosa!
  • E cosa è?
  • È l’esperienza di fede che ha fatto un mio amico facendo la comunione, tempo fa… era al matrimonio di una cugina e nel momento in cui ha preso l’Eucarestia ha sentito il cuore esplodergli… e delle parole, forti e chiare si sono manifestate a lui…
  • Quali erano le parole?
  • “Quello che hai sentito è solo una minima parte dell’amore che provo per te!”.
  • Bellissimo!
  • Ah si! Vorrei sentirle pure io queste parole!
  • Perché non ti basta sentirmi tra le mani?
  • Già! Ragione…
  • Stranamente direi… anzi no, come al solito!
  • E lo sapevo che sei il più forte!
  • E no ti dirò… sono pure il più bello! Anche per tua mamma!
  • Hai ragione… con te non si può proprio parlare!
  • Dici vero?
  • No no, torno a pregare che è meglio!
  • Fai bene… c’è tanto bisogno di preghiera!

Incontri d’eccezione…

Hai aspettato che finissi di parlare.
Sei entrata e ti sei seduta lì.
In silenzio sei rimasta, illuminata dall’alto, non un raggio di sole ma una lampada, posta molto in alto.
Nella penombra generale eri lì illuminata.
Poi ci siamo seduti e abbiamo parlato.
Sono venute fuori le tue parole, dopo quelle, fatte di storie della tua vita, sono uscite anche le lacrime.
Potevo asciugartele io?
Lo hai fatto tu. Tu non piangi mai davanti agli altri. 
Lo avevo capito da solo.


Ti ho chiesto poi una cosa, prima di lasciarti andare via.


“Posso abbracciarti?”.


“Io non do mai abbracci…”, questa la tua risposta.


E ti ho chiesto allora ancora una volta se potessi abbracciarti.
E mi hai detto si.


Ora io so del tuo pianto nascosto e degli abbracci negati. 
E solo per un’eccezione, la mia, svelati e rivelati… 

Sentiamo…

– Sentiamo cosa hai da dire…

– Io? Niente!

– Avanti dai… Sempre le stesse storie. Cosa hai da dire?

– Io? Niente davvero!

– Non mi vorrai dire che sei venuto per dire… Niente!

– No, no… Effettivamente sono venuto a dire alcune cose… Alcune preghiere! Parole che diventano preghiere!

– Eccolo qui! Ecco quello che riconosco! Ti ho aspettato da un bel pezzo!

– Ma è difficile sai, fermarsi, prendere fiato, un foglio, una penna e scrivere…

– Queste cose le hai scritte già altre volte… Hia altro da aggiungere?

– Ah si… Le preghiere!

– E per chi vuoi pregare?

– Vorrei pregare per tutti quelli che sono in cammino!

– In cammino… A piedi intendi?

– Certe volte ho come l’impressione che non mi segui… In cammino nel senso che stanno facendo un cammino nella propria vita!

– Io ti seguo. E come se ti seguo! Sei tu che ti perdi ogni tanto…

– Ok, ok… Allora vedo che già sai…

– Dimentichi forse che so tutto?

– No, no… Anche se ho l’impressione che ti dimentichi di me…

– Di nuovo con la stessa storia!

– No, scusami! Allora prego per quelli che sono in cammino nella loro vita, per quelli che hanno il passo lento e per quelli che hanno il passo veloce. Per quelli che rallentano e per quelli che accelerano. Per quelli che inciampano… Quelli che si rialzano in fretta e quelli che non vogliono più rialzarsi. Per quelli che nella fretta di arrivare hanno sbagliato strada. Per quelli che non hanno fretta e che fanno passi talmente piccoli che sembra stiano sempre fermi.

– Sono tante persone… Ne conosci qualcuna?

– No Signore… Sto soltanto iniziando a conoscere sempre più me stesso…

.

E stare qui…

… in silenzio ad ascoltare.

Rumore dei motorini.

Macchine lontane.

Marmitte rombanti.

Grida leggere di bimbi festanti.

Uno stereo che passa, la musica a palla.

Cinguettii di uccelli.

Parte un motorino, la prima, la seconda la terza…

E noi qui, un tempo sospeso, fatto di attimi silenziosi…

Tra le tante colonne sonore inaspettate, non volute, assordanti…

E nel silenzio ancora Tu che parli…