Natale è…

Natale è…

Gli adulti che tornano bambini,

quando disegnano e colorano su fogliettini

il Divino che incanta i piccini…

Natale è…

La famiglia dell’umanità che riscopre l’Amore…

Il pianto lento del bambino, l’urlo disperato della madre…

Il giovane ragazzo che non non vuole vivere più, il giovane uomo che ha davanti gli anni della malattia…

L’anziano abbandonato, messo a riposo in una casa, quello che vede la vita finire e l’affronta con fede…


Dio ti benedica!

C’è un tempo…

C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire…

Poi c’è un tempo per fare le proprie mosse,
potranno essere giuste, sbagliate,
vincenti, perdenti…

Ma fai le tue mosse,
non lasciare che siano altri a farle per te.
Fidati sempre di Altro che sta in Alto…

Attendendo la Luce

E lo so, ci sono luci già accese,
altre aspettano di esserlo.
Ci sono luci spente da un po’,
altre non si accenderanno più.

Per tutte però vale l’invito ad aspettare…

Qualcosa che le cambi o qualcuno che venga ad aggiustare le cose che non vanno…

E aspettare così anno dopo anno,
non si rinnovi semplicemente l’invito della magia del Natale,
ma l’attesa dell’Attesa ancora più grande.

Ci sono luci accese,
altre spente da tempo.
Nelle nostre esistenze non così luminose,
attendiamo l’unica Luce che illumina per non spegnersi mai più.

Non avevo mai fatto caso che…

Tra un bip e l’altro della cassa, sarà stato l’orario, la stanchezza, forse chissà cos’altro, ho alzato lo sguardo e ho visto un crocifisso.

Spariti dalle aule scolastiche, almeno non in tutte, rimane ancora saldo in luoghi inaspettati.

Un amuleto a protezione del luogo?

No, non è così.

È una croce con il Signore appeso.

Un crocifisso.

Il Crocifisso.

Lo vedo sempre come segno di Speranza e tra le offerte del supermercato, ricordare che l’unica vera offerta da cogliere nella vita è quella della Sua Vita offerta per noi…

Lui ha già pagato, noi ancora aspettiamo il turno alla cassa.

Poggiata la scala

Nella notte la scala posata sul muretto sembrava una via d’accesso al cielo.

“Quanti passi ci separano dal cielo? Quanti sono? Li riesci a contare?”.

“La scala è vecchia, ci sono otto pioli sui quali muovere i passi…”.

“Il cielo è antico, molto più della scala”.

“Questa notte però tra il cielo e la terra ci sono solo otto passi, credo che ne valga la pena affrettarsi prima che arrivi il nuovo giorno”.

“Affrettiamoci prima che finisca la notte: il cielo è antico, anche la terra lo è, solo noi non lo siamo ancora abbastanza…”.

Tramonti

Passeranno i tramonti,
belli da fotografare,
da restarci davanti istanti,
infinito da ammirare.

Passano quei tramonti,
basta poco per vivere il successivo,
momenti che spalancano il cuore,
frammenti di giorno lasciano posto alla notte.

Passano questi tramonti,
altri rimangono dentro,
vissuti come se…

Come se domani
altri da vivere
ne avremo ancora…

Parlandotranoi

Poi il tempo lo hai trovato?

Per fare cosa?

Per rispondermi.

Ancora no.

Ma ti ho cercato.

Ed io non ti ho risposto.

Pensi che non fosse importante?

No, ma magari ero troppo impegnato. Oppure faceva caldo e l’ho dimenticato.

Si, ma io ti ho cercato.

E tu non mi hai risposto.

Per caso ti avevo detto di cercarmi? Avevi bisogno di sentirmi?

No, te lo avrei detto. Ti avrei cercato, ti avrei sentito. Ecco perché ti ho cercato. Perché mi mancavi, perché volevo sentirti…

Ti è mai capitato…

Ti è mai capitato di stare in piedi e provare la sensazione di cadere?

Invece rimani in piedi. Fermo li. E continui a dire a te stesso: “Sto per cadere!”. Sei in piedi

Così, su due piedi.

Un attimo, un momento, come un capogiro, uno sbandamento. Pensi di poterti ritrovare per terra. Stai fermo su te stesso, ti guardi intorno, tutta gira e giri anche tu, come una trottola a fine corsa…

Un, due e tre… cadi.

Invece sei ancora in piedi.

Chiamalo come vuoi, può essere stato un capogiro, uno sbandamento, una perdita di equilibrio temporanea, uno sbalzo pressorio… o forse doveva andare così.

Si, forse doveva andare così.

Chiudi gli occhi, li riapri, sei ancora li. In piedi.

Tu quel momento puoi chiamarlo come vuoi, mille nomi per mille sfaccettature dell’identico episodio.

Cadere senza cadere.

Io dico che è “Grazia” che arriva e ti sostiene.

Viene dall’Alto, scende fino a raggiungerti, fino ai tuoi piedi arriva… e non si ferma li… scende e poi come un guizzo risale. Fino a riempirti.

Pensavi di cadere, poi non sei più caduto.

Per il resto possiamo sempre confrontarci.

Sempre che se ne abbia voglia o possibilità.

Grati alle grate

E poi ci ritorni ancora, non tanto per ciò che vedi al di là delle sbarre ma per ciò che riesci a sentire.

Il rumore dei banchi e delle sedie
le voci dei ragazzi
l’audio alto dei videoproiettori
macchine e motori che passano accanto.

Ritorni la,
perché è il cinguettio a tenerti compagnia,
annidati su quali alberi,
piccoli uccelli, liberi di volare,
lontani e invisibili ai tuoi occhi,
lasciano segni luminosi nel cuore…