Caro Gesù Bambino ti scrivo una lettera che avrei voluto scrivere già tempo fa.
Mi rendo conto delle mie pochezze, di quanto non va nella mia vita, di quanto non riesco anche a far andare…
Sono sicuro però che ancora una volta la Tua Nascita, il ricordarmi che sei nel mondo, mi aiuterà a vivere nella consapevolezza dell’Amore, la Carità che non avrà mai fine!
Cosa posso chiederti in dono allora?
Due cose ti chiedo, forse tre.
La prima… Aumenta sempre più la mia fede! E anche quella di tutti gli altri!
La seconda… Dona la pace ai nostri cuori!
La terza… Tu che nasci Bambino, tu Povero tra i poveri, ricordami sempre che ti fai come noi per farci come Te!
Allora si, nessuno potrà mai rubarci il Natale!
***
Nella foto “Un mascalzone cerca di rubare il regalo di Natale che suor Giovannina mi ha fatto!”
Guardavo oggi delle foto del 2005, in “gita” ad Ustica… eravamo giovani, con chili di meno, con tanti sogni e progetti, quello che potevamo fare noi per Dio, per la nostra Chiesa.
Chissà…
Gli anni poi sono passati, ci hanno travolto e coinvolto.
Gli anni della formazione e dell’esperienze pastorali.,
A volte siamo stati noi a travolgere e sconvolgere.
A volte abbiamo avvicinato, altre allontanato.
4 aprile 2012, appena dieci giorni prima dell’ordinazione, su youtube la pubblicazione di una canzone dei Keane, gruppo musicale rock alternativo britannico (definito così da wikipedia), dal titolo “Silenced by the night”.
In un passaggio riporta così…
We were silenced by the night Siamo stati messi a tacere dalla notte
But you and I, we’re gonna rise again Ma tu e io sorgeremo di nuovo
Divided from the light Divisi dalla luce
I wanna love the way we used to then Voglio amare come facevamo un tempo
Nella notte tutto sembra senza speranza… ma poi appena viene il giorno tutto sembra superabile.
Io lo so che lo è. Perché una volta superata la notte, nel giorno nuovo tutto è più chiaro.
Oggi credo di aver chiaro qualcosa in più…
È il Canto dello Sposo e della Sposa, vivono il tempo con pazienza, un’attesa carichi di Speranza, soffrono insieme, stretti, legati, uniti…
È il tempo della misericordia!
Il tempo nel quale io ricordo a me stesso non tanto quello che io posso fare per Dio e per la Chiesa, quanto quello che Dio e la Chiesa hanno fatto per me.
L’ho incontrato qualche anno fa, assistevamo allo stesso spettacolo in un teatro di periferia.
Prima dell’inizio mi ero avvicinato a lui, mi ero seduto accanto, due parole di circostanza, come mai qui, è la prima volta, etc etc…
Io il suo nome lo conosco. Forse lui non si ricorda del mio.
Ci conoscevamo anche grazie al Movimento del Cursillos di Cristianità, poi non dimenticherò mai la visita ad Ustica l’anno del mio propedeutico, nel 2005.
E mi fa: “Ma tu in che anno sei nato?”.
Ed io: “Nel 76”.
E continua “E quando sei nato sei stato battezzato subito?”
“No, no, dopo qualche settimana…”.
E aggiunge: “E in quale chiesa sei stato battezzato?”
“A sant’Ernesto!”.
“Sono passato pure io da sant’Ernesto”, mi fa. “E quando ti hanno battezzato ti hanno messo soltanto il tuo nome?”.
“Si, soltanto Massimiliano”.
Forse non ricordavi il mio nome, ma non me lo hai detto, io poi non te l’ho mai chiesto.
Di sicuro mi hai lasciato spiazzato. Forse avrei dovuto chiedere…
Però ogni volta che penso a questo episodio… sorrido!
Così sei andata via, quasi con quella discrezione che ti caratterizzava mentre mi preparavo prima di celebrare l’Eucarestia con voi.
Mi hai accompagnato in questi anni, per quel che ricordo sei sempre stata una suora anziana con tanta forza, sarà stata la tua tempra calabrese.
Lo so però che la forza era quella che ti veniva data dall’Alto… Col passare degli anni me lo dicevi che le forze non le avevi più per continuare le cose che facevi, veniva meno anche la vista, eppure eri sempre lì, occupandoti delle “cose di Dio”, tra corporali e manutergi, tessendo relazioni con quanti venivano a messa da voi.
E mi piaceva sorprenderti quando dimenticavi di accendere le candele sulla mensa, io uscivo l’accendino e ti battevo in velocità…
Ti ho vista qualche giorno fa, seduta prima fila, mi sono avvicinato dicendoti: “Suor Elvira!”. Coperto dalla mascherina non mi avevi riconosciuto, suor Marta avvicinandosi a te disse: “Suor Elvira, è padre Massimiliano!”.
Ricordo il sorriso che mi hai donato… Tra tutti i ricordi, tra le tue parole e le tue preghiere, quel sorriso lo tengo per me!
E anche se ora mi è difficile trattenere le lacrime, so che dentro me sono lacrime di gioia, perché tu ora gioisci pienamente con il Tuo Sposo!
In questo giorno di nascita al cielo ti accompagnino la Vergine Madre e tutti gli Angeli!
Santa Elisabetta d’Ungheria e il venerabile padre Angelico Lipani ti accolgano con tutti i santi nella gioia del Cielo!
Da qualche tempo esiste un’associazione denominata “Familiari del Clero”, composta non soltanto dalle famiglie del clero diocesano ma anche da tanti amici e amiche che vogliono seguire e sostenere in modo particolare vescovi, preti, diaconi…
Questo tempo ci ha insegnato e ci sta insegnando tante cose, anche il poter stare vicini a distanza di sicurezza, lo stare vicini, ancora di più, con legami spirituali forti.
Non è il tempo della DAD, didattica a distanza, della DDI, didattica digitale integrata, della FAD, formazione a distanza.
È anche il tempo della CAD, chiesa o comunità a distanza, tempo della PAD, preghiera a distanza.
E per quanto possiamo essere distanti fisicamente la preghiera ci avvicina a Dio e tra noi più di quanto immaginiamo…
In fondo di un DAD, Dio a distanza, sappiamo farcene ben poco!
Abbiamo soltanto bisogno di un Padre…
Un sentito grazie agli associati più giovani e tecnologici che hanno permesso incontrarsi digitalmente!
1995, un anno dopo il diploma, esce un album degli U2 e Brian Eno con lo pseudomino Passenger.
Ascolto spesso la mattina, mentre sono sotto la doccia, una canzone che spero sia ancora conosciuta da tanti. Si, perché ci sono canzoni sono tempo, senza età. Miss Sarajevo, un incontro delicato e potente tra la voce di Bono Vox e quella di Luciano Pavarotti.
L’ascolto perché mi sembra quasi la sigla di inizio trasmissioni per la nuova giornata. Anche adesso che è al termine, pochi minuti di autonomia ancora, l’ascolto perché mi piace pensare che oggi possa essere l’ultima canzone che ascolto, la prima che domani ascolterò.
Ha un non so che di sapienziale, anche se a differenza del libro di Qoelet non sentenzia ma pone domande…
Is there a time for keeping your distance? A time to turn your eyes away? Is there a time for keeping your head down? For getting on with your day?
C’è un tempo per mantenere le distanze? Un tempo per distogliere lo sguardo? C’è un tempo per tenere la testa bassa? Per andare avanti con la tua giornata?
C’è un tempo per ogni cosa.
Credo che ci sia sempre un tempo per farsi delle domande, quelle belle toste.
A quel tempo segue un tempo per attenderne le risposte.
Di sicuro poi c’è sempre tempo per fermare le ostilità, quelle che stanno per nascere, smorzare i toni, placare rabbie e bollori.
Credo ci sia poi sempre il tempo per avere speranza, tanta speranza.
Quella del cambiamento, quella dello sconvolgimento dei nostri orizzonti.
Abramo, Isacco, Giacobbe, Maria, Giuseppe… tanti altri ce lo hanno testimoniato.
Arriva quando meno te lo aspetti, puoi resistere, essere indifferente. Puoi far finta di niente.
Ciò che viene dall’Alto non può mai lasciarti indifferente. Non puoi restare chiuso.
Da un lato dici di aver fame e sete di Assoluto, di Infinito… poi quando si presenta l’occasione dici no.
Tra le risposte alle domande belle rimane sempre quella con la quale dici no al male. In tutte le sue forme. Con tutte le sue catene.
E diventi libero… di scorrere fino al mare.
Fino al mare, distesa infinita d’acqua che sa di benedizione.
Perché nell’Amore puoi solo sperare, perché l’Amore lo puoi solo aspettare.
Il resto? Poco importa.
Domani è un nuovo giorno.
Laddove non è giunto oggi l’Amore,
giungerà domani.
Ed io domani lo aspetterò ancora!
Dici che il fiume trova la via al mare E come il fiume giungerai a me Oltre i confini e le terre assetate Dici che come fiume Come fiume… L’amore giungerà L’amore…
Capello scombinato, sguardo da pesce lesso mezzo addormentato, ci si sveglia così, ogni giorno, pronti per alzarsi e fare quello che ogni giorno facciamo, cerchiamo di conquistare il mondo!
Ok, ok…
Cose belle e normalissime soprattutto se la sveglia suona in orario, se il nostro risveglio è un buon risveglio, se il sonno che abbiamo fatto è stato rigeneratore.
Altrimenti… Altrimenti stai male, tutto il giorno fino alla sera e sprofondi in una spirale senza fine.
Passi allora all’analisi delle possibili soluzioni, impegnandoti in una corretta igiene del sonno.
Evita questo,
evita quell’altro,
spegni i dispositivi elettronici,
riduci la caffeina,
non consumare alcolici,
etc etc.
Poi pensi che più si va avanti con gli anni, meno si ha bisogno di dormire…
Così ti chiedi: “Ma perché?”.
E ti rispondi: “Hai troppi pensieri, i tuoi e quelli degli altri…”.
E infine trovi anche un colpevole… “Da quando è tornata l’ora solare ti svegli sempre allo stesso orario, sempre alle 4.05 e non riesci più a prendere sonno… Il colpevole lo abbiamo trovato!”.
Il caso è chiuso, il sonno rimane.
Era il 1997, “Ho imparato a sognare”, album XXX dei Negrita.
Una canzone ripresa anche da altri artisti, tra questi Fiorella Mannoia.
Mi sveglio, ho sonno, mi chiedo cosa ho sognato questa notte.
Qualcuno, in questi giorni, ha sognato i propri cari defunti.
Mi hanno raccontato di averli visti belli come non mai, giovani e in splendida forma, sorridenti, davvero felici.
Che bel sogno!
Io è da tempo che non sogno mio papà o altri miei cari.
Vabbè non fa niente!
Faccio tanti altri bei sogni, tutti da realizzare, non posso mica smettere di farli!
1997, un anno molto diverso da quello che stiamo vivendo, amici e luoghi diversi, qualche bel sogno da realizzare, alcuni portati a compimento, altri no.
Gli anni della mia vita mi hanno insegnato a sognare:
“C’è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò”.