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IV Domenica di Pasqua
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una volta avevo una stanza… ora ho anche il Cielo!
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora»
Ti è mai capitato di stare in piedi e provare la sensazione di cadere?
Invece rimani in piedi. Fermo li. E continui a dire a te stesso: “Sto per cadere!”. Sei in piedi
Così, su due piedi.
Un attimo, un momento, come un capogiro, uno sbandamento. Pensi di poterti ritrovare per terra. Stai fermo su te stesso, ti guardi intorno, tutta gira e giri anche tu, come una trottola a fine corsa…
Un, due e tre… cadi.
Invece sei ancora in piedi.
Chiamalo come vuoi, può essere stato un capogiro, uno sbandamento, una perdita di equilibrio temporanea, uno sbalzo pressorio… o forse doveva andare così.
Si, forse doveva andare così.
Chiudi gli occhi, li riapri, sei ancora li. In piedi.
Tu quel momento puoi chiamarlo come vuoi, mille nomi per mille sfaccettature dell’identico episodio.
Cadere senza cadere.
Io dico che è “Grazia” che arriva e ti sostiene.
Viene dall’Alto, scende fino a raggiungerti, fino ai tuoi piedi arriva… e non si ferma li… scende e poi come un guizzo risale. Fino a riempirti.
Pensavi di cadere, poi non sei più caduto.
Per il resto possiamo sempre confrontarci.
Sempre che se ne abbia voglia o possibilità.
E poi ci ritorni ancora, non tanto per ciò che vedi al di là delle sbarre ma per ciò che riesci a sentire.
Il rumore dei banchi e delle sedie
le voci dei ragazzi
l’audio alto dei videoproiettori
macchine e motori che passano accanto.
Ritorni la,
perché è il cinguettio a tenerti compagnia,
annidati su quali alberi,
piccoli uccelli, liberi di volare,
lontani e invisibili ai tuoi occhi,
lasciano segni luminosi nel cuore…