È tutto così gentile. Anche il silenzio. Poi anche il canto. Stare qui, pochi minuti, è come mille anni. Il tempo sembra non passare più. Tutto è fermo, anche il cuore, palpita nel silenzio. C’è un clima gentile, come se tutta quella gente numerosa fosse soltanto una persona, in ascolto, alla Tua Presenza. Si, è tutto gentile come la Luce che ha portato tanti fino a qui…
Mi glorio della mia debolezza, perché abiti in me la potenza di Cristo. * La sua forza si manifesta nella nostra debolezza. ℣ Portiamo questo tesoro in vasi fragili, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio. ℞ La sua forza si manifesta nella nostra debolezza.
Ieri confessione con don Silvano, prete di Venezia. Oggi ritornano nel responsorio dell’Ufficio delle letture le parole che mi ha donato durante la mia confessione. Le parole di Paolo nella Seconda Lettera ai Corinzi. Possiamo fare caso a queste cose oppure no. Dio parla, continua a parlare al cuore di ognuno di noi. Usa quanti si lasciano usare, strumenti di salvezza. Si, Dio agisce sempre tramite qualcuno. Oggi però è Festa! È la Festa del Perdono d’Assisi! “Francesco quanti anni vuoi concessi di indulgenza?” “Non voglio anni ma anime!”. E ricorderò sempre il 2 Agosto del 1996, in fondo per me tutto ha avuto inizio quel giorno…
È il primo giorno di agosto, un giorno caldo almeno qui a Medjugorje.
Al calar del sole, la notte, le temperature sono sensibilmente più fresche rispetto a quelle lasciate a Palermo, il giorno però è caldo, caldissimo, un caldo diverso, non umido, somiglia a quello delle nostre giornate di scirocco.
Poco importa il caldo se si riesce a cogliere il senso di un pellegrinaggio.
E oggi la salita sulla collina delle apparizioni, aver consegnato quanto ho ricevuto, le intenzioni di preghiera che porto dentro, quelle che mi hanno affidato…
Ho portato ognuno di voi su quel monte…
Sul monte Dio provvede.
Prego, preghiamo, perché continui a provvedere a tutti gli uomini qui sulla Terra.
Vorrei chiederti tante cose, mille milioni di domande, tante altre ancora. Eppure resterei in silenzio, sicuro che per molte cose non c’è proprio una risposta.
Mi lascio cullare dal silenzio, dal rumoreggiare leggero dei ventilatori, soffio vitale che smuove l’aria dalla sua pesante calura.
Il caldo rimane, sembra più sopportabile.
Tu manda via ogni altra cosa, oh si, spazza via i pensieri come nuvole cariche di pioggia, lascia che piova laddove è arido.
Nella XIII settimana del Tempo Ordinario, il Vangelo di Marco proclamato Domenica, ci ha fatto entrare nella stanza di una ragazzina di 12 anni, una stanza avvolta nel mistero della morte. Non è morta… dorme.
Morta è invece la nostra fede, si, viviamo una fede morta e non viva. Abbiamo bisogno della Parola del Profeta, potente in parole e opere, possa entrare nelle nostre vite, stanze buie, illuminandole con la Grazia che sa di Risurrezione.
Questo il tema forte della XIV Domenica del Tempo Ordinario, legando i mari in tempesta, alle stanze della morte, ai profeti non accolti.
Sono i mari e venti che ci agitano dal di dentro.
Sono le stanze abitate dalle nostre debolezze, angosce, sofferenze, pensieri, stanchezze, peccati.
Sono le generazioni ribelli che non ti accolgono.
Entra Signore, continua a parlare, continua a gridare la bellezza della vita vissuta in Te!
Tu solo non deludi mai, siamo noi che deludiamo… Però mentre noi ci stancheremo per le troppe delusioni che vivremo, Tu continui a insistere, porti la Tua Parola nel triste quotidiano e lo trasformi in Gioia senza fine!
Avevi detto che saresti rimasto solo, ognuno con il suo deserto da attraversare. Senza altri con cui parlare, condividere pasti, parole e silenzi. Invece?
Non è stato così. Vedo tanti intorno a me. Alcuni li ho visti cadere. Ho aspettato che si alzassero da soli. Altri sono andato a dare una mano, senza che me lo chiedessero. Altri ancora, affamati e stremati, ho teso le mie mani con dell’acqua e del pane. Altri infine, li ho visti isolati, fermi, in silenzio.
E con loro cosa hai fatto? Mi sono avvicinato, passo dopo passo, fino ad essere vicino. Mi sono fermato. E ascoltato. In silenzio.
Cosa hai ascoltato? Il silenzio. Il loro. L’ho riconosciuto nel mio.
E poi?
Ho aspettato l’alba di un nuovo giorno. L’abbiamo vista insieme e abbiamo ripreso il cammino. In silenzio, ognuno per la sua strada.