meglio un sorriso
leggera traccia su un foglio
meglio un tuo sorriso
lieve curva sul tuo viso
meglio la gioia
il tuo sorriso…
il mio.
Spazio e Amore
Dilatare il cuore per fare spazio all’Amore… o forse è l’Amore che dilata il cuore?
Fame
Fogliare
È simile al suono composto,
un milione di voci nel mondo.
Silenziose si alzano.
Un grido mosso dal vento
dal muoversi frenetico
di gambe che corrono
di mani che prendono
di dita che toccano.
Un sacco pieno di carta,
frammenti stracciati, piccoli pezzi
si toccano, si urtano,
si scontrano, si incontrano.
È il rumore di fondo
interrotto da quello più forte
dell’unica cicala
ferma tra le foglie.
Il piccolo ragno
Lunghe zampe estende la sua tela,
fino alle mie cose,
posate distrattamente a terra.
Le sposto, scappa via.
Ritorna su, dove non so,
lungo vie diverse dalle mie.
Tra me e lui,
mai una vera amicizia,
fatta di trame e orditi,
tessuti nel tempo.
Solo una tela,
leggera, sospesa,
visibile ai pochi,
invisibile ai molti.
Parole nuove…
Mi
domando se posso inventarmi un nuovo verbo.
O
forse se già esista. O se qualcun altro lo abbia usato prima di me.
Cicaleggiare.
È
un verbo da coniugare con intermittenza.
Basta
poco e non si ode più.
Appartiene
alla famiglia dei suoni di campagna.
Quelli
lontani dalle città.
Quelli
che riempiono minuti interi di solitaria vita al riparo del sole.
Anche
quando è coperto dalle nuvole.
Cicaleggiare.
È
forse lo stare tranquilli,
sospesi
nel tempo,
appesi
ai rami di alberi variamente verdi.
Ora
non si sentono più. Riposano?
Sonnecchiano
o viaggiano
in
cerca di cibo o di altra compagnia.
Non
parlano più al vento,
non
dicono più niente agli uomini
colmi
di fatiche sotto il sole.
Solo
le foglie ora rumoreggiano…
Fogliare…
ma
questo è un altro verbo,
da
scrivere in altro tempo.
Tre interventi
A volte bisogna aspettare
Per poter vedere le montagne alle
nostre spalle attendiamo che spunti il sole, che quanto non ci
permette di vederle vada via.
Alte, nascoste dalle nuvole. Dalla
nebbia fitta.
Una pesante umidità, un leggero vento
che colpisce da dietro, entra dal collo e scivola lungo la schiena.
Un freddo piacevole pensando al caldo che si è lasciato nella
propria terra.
Aspettare per vedere ancora una volta
la cima della montagna e dire a se stessi che in fondo non è così
alta come si percepisce quando è coperta…
Una vita privata, del suo senso
La virgola ha uno
strano effetto, dipende dove è messa cambia il senso della frase,
completa o incompleta che sia.
Una vita privata,
una vita comunitaria. Una vita privata che non ha più un senso
perché ne è ormai priva. Una vita che non ha senso…
In questa
privazione torna in mente un pensiero di qualche settimana fa, sul
mettere Dio al centro della propria vita. Mettere Dio al centro vuol
dire che già da qualche parte è presente: un po’ come un soggetto
da fotografare, nei bei primi piani che facciamo o che ci fanno
rimane sempre messo in secondo piano, un passante, una piante, una
macchina, un colombo per terra.
Si, diciamo che
c’è. Ma nella fotografia è del tutto secondario, potrebbe essere
sostituito con qualsiasi altra “cosa”. Dio per una cosa, uno
scambio impari… fino a toglierlo del tutto dalla scena.
Prima ancora di
metterlo al centro della nostra vita forse dovremmo farlo entrare: da
molto tempo credo che un po’ tutti operino come se Dio non ci fosse,
quel soggetto secondario è stato del tutto eliminato. La fatica
nostra diventa quella di farci prendere per mano per lasciarci
condurre da Lui nella vita con un senso ritrovato, entra piano,
prende campo, fino a essere Tutto in Tutti…
Amiamo
Non so se ci avete
mai pensato… il noi dell’Amore è formato dall’unione del tu e
dell’io…
Amiamo è ami,
amiamo è amo, ami amo.
La lingua italiana
fa degli strani scherzi, coniuga nel presente dell’Amore la
necessaria relazione di alterità tipica dell’Amore…
All’angolo dell’angolo
Una sottile differenza esiste tra il vedere il mondo con un angolo giro e il vederlo con un angolo solido, possibilmente quello di una sfera. Già, prospettive semplicemente differenti, per non dire ancora meglio complementari.
Restare in un orizzonte limitato, girandosi attorno ad un punto fisso, girando su se stessi, un centro, risulta essere ben poca cosa rispetto al potere girarsi sia orizzontalmente che verticalmente.
Cogliere ogni aspetto della realtà che ci circonda, è vedere la realtà, sempre da un punto ma con una visione che supera il limitato orizzonte e va ben al di là del comune senso del vedere.
Chiedersi perché sia meglio fare così… ha già in se la sua risposta, unica, accessibile e condivisibile.
Ed è vivere meglio la nostra vita, senza lasciarsi mai vivere troppo da essa…
Vivendola, vedendola.
Noi stessi, da protagonisti.
In prima fila.
Il Signore mi ha liberato perché mi vuol bene
Poche, davvero pochissime parole per inquadrare la novità dell’Amore.
Intanto libera, prima ancora vuole Amare.
Allontanandoci da parole vuote e senza senso che rischiamo di dare agli altri per poi farcele tirare addosso, o forse lanciarle in aria aspettando che torni di nuovo su di noi, dovremmo invece centrare la nostra attenzione sulla Realtà nella quale da sempre viviamo, esistiamo (non esitiamo) e per la quale, chi si dice cristiano dovrebbe necessariamente aggiungere, moriamo.
Amare vuol dire pertanto liberare.
Amare gli altri perché in fondo siamo liberi di Amare noi stessi.
Essere liberi in fondo diventa allora il nostro essere felici, ed è necessario, importante, individuare in tutto quello che facciamo sempre una dimensione sociale, comunitaria: se in partenza siamo noi stessi felici, non rischiamo di “infettare” gli altri con il germe del nostro egoismo.
Essendo felici con noi stessi saremo ben felici di dare agli altri non un po’ di noi ma tutto di noi!
Essere felici perché liberamente siamo Amati da Lui…
Buona Festa della Repubblica!
Punti di accumulazione e strade diverse…
Un punto P è detto di accumulazione per un insieme numerico I, se ogni suo intorno contiene infiniti punti di I.
oppure…
Dato l’insieme A contenuto in R e x0 ∈ R (non interessa che x0 appartenga ad A o meno),
si dice che x0 è punto di accumulazione per l’insieme A se e solo se:
∀ I(x0) ∃ x ∈ A: x ∈ I(x0), x ≠ x0
(in ogni intorno di x0, deve esistere almeno un elemento x diverso da x0 e appartenente ad A)
Prendiamo strade diverse: negli anni capita di rivedere persone che abbiamo conosciuto tempo addietro, anni in cui eravamo diversi noi, anni in cui erano diversi gli altri. Anni in cui si condividevano tante cose, esperienze, viaggi, incontri, pianti, cadute, sorrisi e risate. Anni in cui si è fatto un pezzo di strada. Anni in cui si è stati “risucchiati” dalla strada, quella buona, quella bella… anni che ci hanno portato via lungo altre strade. Anni in cui la strada pensavamo di averla già segnata come un ferro caldo sul cuore.
Ma poi alla fine gli anni passano. Aumentano anche gli affanni. Ed è facile smarrirsi. O non avere più in mente la strada giusta. Qual è?
Le strade così vicine, erano il punto di accumulazione… ci si ritrovava fianco a fianco, si era diversi, profondamente, si stava insieme.
Quegli anni li ricordiamo dopo con dolcezza, anche con malinconia, quando capita di rivedere fotografie, amici persi e ritrovati, luoghi, odori, rumori o suoni, qualcosa di comune che ritorna improvvisamente o in modo cercato e ricercato… e magari vedi anche gli amici sorridere. Sei felice perché gli altri sono felici, talvolta sei un po’ pieno di “rabbia” perché vedi gli amici cambiare nella loro vita-felicità e non sai più se li hai conosciuti o meno. Un po’ come gli anni di scuola, quelli della facoltà…
Sei felice quando una tua vecchia amica ti dice che non si aspettava di vederti al suo matrimonio: sei felice perché la vedi davvero felice e constati di come il tempo possa farci prendere strade diverse, di come possa manifestarsi in ognuno di noi il dono dell’Amore, come possiamo metterlo in moto dopo che lui ci ha animati…
La domanda di una mia amica che brilla non solo per intelligenza, ma anche nel nome, è quella sulla felicità: tu sei felice?
Qualcuno direbbe, usando un luogo comune, che chi è felice è pazzo. Aggiungo che chi è pazzo ed è felice, non può che essere innamorato pazzo della vita, degli amici, del genere umano, del mondo… di Dio. È la felicità.
Per me è questa la felicità… è essere innamorati anche delle nostre debolezze, di quelle altrui. È riconoscere negli altri e nel mondo la capacità dell’Amore. Di donarlo e di riceverlo. Io mi dono a te, io accolgo te.
Proprio questo.
Non importa quanti “punti” avremo nel nostro intorno: importante sarà riconoscerli appartenenti a Cristo e credere che è Lui il punto fermo al quale tutti noi tendiamo.
E non importa quanto possano essere diverse le nostre strade: saremo felici non solo se lo vorremo, ma solo se sentiremo ancora bruciare in noi la fiamma viva dell’Amore…
Buona Pentecoste!