Amare e perdonare i nemici

Comincia a non far più la guerra contro te stesso. Non vale la pena. Inizia a perdonare veramente te stesso.

Che colpa ne hai se tuo padre non ti hai mai capito? Che colpa ne hai se tuo padre non ti ha mai parlato come un padre parla a un figlio? Che colpa ne hai se anche tua madre è rimasta vittima di questo assurdo modo?

Ricordi ancora le volte in cui ti ha preso a legnate, la tua testa sbattuta contro il muro, tante altre ferite…

Adesso lui non c’è più.

Ti fa rabbia non aver mai parlato,

ti fa rabbia non aver mai reagito.

Hai rabbia dentro, tanta rabbia, ti è difficile portare tutta la verità alla luce. La verità è che sei amato così come sei. E si chiamati ad amare così come sono.

Amare e perdonare.

Amare e giudicare.

Amare e cambiare.

Perdona te stesso e quanti ti hanno fatto del male, giudica con bontà te stesso anche gli altri non sanno quello che fanno, cambia verso il bene ogni azione di male.

Piantare

Avevi già messo le prime foglie,

teneri germogli di primavera,

nell’inganno del tempo di casa.

E in un timido scorcio di sole,

ora riposi nel giardino

attendendo la pioggia.

L’attendo anche io (da un po’?),

per irrigare zolle aride di vita

per portare via ciò non va…

Apri le braccia e poi vola

Storia di Abramo uscito dalla sua terra.

“Eccomi”.

Lo ha detto Dio ad Abramo, ora Dio si aspetta che sia Abramo a pronunciare il suo eccomi.

Abramo io ci sono nella tua vita.

Ma ti chiedo di essere tu nella mia!

Abramo… Apri le braccia e poi vola!

Lo dico cantando, lo dico anche a te che stai leggendo…

Apri le braccia.

Segno di abbandono.

Segno di quelle braccia aperte sulla croce.

Apri le braccia…

Il volo verrà dopo.

E se credi veramente, la tua fede ti sta facendo fare cose che non immaginavi, che non credevi di poter fare… Come volare!

Come amare i propri nemici e perdonare.

E stavo così

Ai piedi della Croce

in attesa di un segno,

di un senso di tutto.

Senso nuovo di strada da percorrere,

segno immenso di bontà per gli uomini.

Ed essere generato ancora

dalla Parola viva che è Amore…

Venerdì dopo le Ceneri

Il vero discepolo sa di cosa deve digiunare.

I peccati, quelli deve togliere!

Lo sa bene.

A volte la tentazione sta nel voler togliere tutto, ogni cosa, anche le più piccole gioie della vita.

Ma chi lo ha detto che bisogna toglierle? Basta ricentrare la vita sul tutto che da valore ai nostri giorni…

Basta mettersi li in ascolto, cogliere i piccoli particolari…

Anche stamattina mia cara Nora, al termine della messa, prima ancora della benedizione finale, un cinguettio leggero mi ha dato questa forte emozione. Vediamo di tradurla in parole!

Non affannarti, non angustiarti,

non digiunare del vero cibo.

Cerca ciò di cui hai veramente bisogno.

Mai altro. Insisti nel cercare Altro.

Sai cosa vuoi togliere, sai cosa puoi togliere.

Ricordati sempre chi vuoi nella tua vita.

Ricordalo sempre, portalo sempre nel cuore.

Ricordati di aver fame e sete del Bene,

questi due desideri ti spingeranno oltre.

Oltre… Infinito che già vive in te!

Un mondo da guadagnare

Per guadagnare qualcosa devo trovare un prezzo di vendita superiore ai costi di produzione. Aggiungiamo un margine di profitto.

Ed ecco… Il mio guadagno!

Devo trovare un lavoro, impegnarmi, sforzo quotidiano… E infine ricevere il compenso con il quale potrò comprare un pezzo di pane e altre cose ancora…

Ma perché mai dovrei guadagnare il mondo? Cosa dovrei portarmi a casa di questo mondo che non va?

Non va per alcuni aspetti, altri direbbero che non va per tanti altri ancora.

Cosa dovrei guadagnare?

L’indifferenza?

La solitudine?

L’incertezza?

Vorrei solo una cosa Signore… Donami la Tua sana inquietudine per ritrovare me stesso e aiutare il mondo a riconoscere Te!

 

 

Ritorno a casa…

Laceratevi il cuore non le vesti…

I primi passi del ritorno a casa sono a volte dolorosi: lasciamo tutto quello che avevamo, ciò che non ci serve, ciò che rallenterebbe il passo, per arrivare prima, lasciamo tutto e corriamo.

Ma vuoi davvero tornare a casa?

L’immagine del cuore lacerato, non delle vesti, è segno di una vita che viviamo profondamente fino a creare delle ferite nel cuore. Le vesti lacerate, come se le avessimo usate all’inverosimile fino a divenire nudi, sono segno di una vita vissuta fino a consumare quanto è fuori di noi.

Vuoi davvero tornare a casa?

Compi allora ben altro cammino.

Non vesti lacerate, consumate, usurate, strappate.

Cuori capaci di amare, di soffrire per amore, fino ad essere strappati, lacerati dentro.

Stai pur sicuro che seami tornare a Lui da quel cuore non uscirà solo il tuo dolore, lacrime e sangu rae.

Da quel cuore ferito, attraverso quella lacerazione potrà passare tutto ciò di cui avrai bisogno per vivere Bene.

Torna a casa, mettiti in viaggio, percorri tappe ostili e deserti dell’anima.

In quella Casa c’è già Lui che ti aspetta.

Corri verso la Luce che risplende nelle tenebre!

Inginocchiati con il tuo cuore ferito fino a consumare i tuoi abiti… rialzati e lasciati abbracciare, non vedi già la mano pronta a sollevarti?

L’abbraccio che riceverai è di Chi ti sta aspettando da tempo!

Tornando a casa

Sebbene fosse presto avevano deciso di rientrare, il sole si era svegliato poco dopo loro. Gli piaceva camminare con le prime luci dell’alba, arrivare fino giù in paese, aspettare le brioche calde del mattino, i giornali e poi tornare… era sempre un buon motivo per parlare, condividere, a volte stare in silenzio. Giunti all’ultima curva, quella dalla quale era possibile scorgere il tetto di casa, Andrea fece una domanda, si, qualcosa che aveva dentro che lo lasciava perplesso. “Ma allora l’amicizia è come un albero…”, “Si, è così!” ribatte la zia Sofia, “Proprio un albero, con radici che affondano nella terra, con i rami allungati verso il cielo, rami che al tempo opportuno danno frutti meravigliosi!”. Il sole dava un po’ fastidio ai suoi occhi e portando la mano poco sopra le palpebre aggiunse: “Frutti che altri possono mangiare, altri possono nutrirsi di quei doni, lavorati insieme dagli amici, con gioia e varie difficoltà, con sudore e fatica”. Andrea continuava a non capire, qualcosa lo lasciava perplesso: “E i frutti che non vengono raccolti? Cadono a terra e marciscono senza che nessuno possa mangiarli…”. “No, quei frutti non cadono semplicemente a terra” rispose la zia, “non vanno a male… sono soltanto consegnati alla terra, serviranno ancora una volta a sostenere la crescita di quell’albero che cresce con l’aiuto dell’uomo, dell’acqua, della Luce…”

In salita

Passo dopo passo era arrivato su in alto. Non era molta la strada. Era solo difficile da raggiungere la sommità di quella collina. Li lo avrebbe visto.
Avrebbe sentito la Sua Voce. Attendeva il Suo comando.

In fondo da anni la propria famiglia gli era al servizio da secoli. Aveva sempre obbedito e si era distinta tra le altre per questo.

“Comanda che il tuo servo ti ascolta!”.

Il sole brillava alto e si rifletteva sulla fronte madida di sudore.

“Alzati!”, gli intimò prontamente. Poi aggiunse: “Alzati, da oggi in poi, puoi Amare”.

Non credeva a quanto ascoltava. Cercò di guardarlo negli occhi benché avesse il sole contro. Lui era alto, possente, bello. La sua presenza incuteva una certa alterità, un’aria di tutto rispetto.

Ma continuava a non credere. E non riusciva bene a vederlo.

Potere… Non dovere.

Assaporò dolcemente il giorno in cui aveva scoperto di poter essere libero…

Si alzò e scese dal monte. La città alle falde lo stava aspettando.

E per ogni passo che faceva il suo cuore batteva sempre più forte…

Non solo neve…

“Sai di cosa ho davvero bisogno in questi giorni?”.
“No di cosa?”. Non era una domanda tra amici qualsiasi, rivelava la profondità e la Bellezza del loro stare insieme.
“Ho bisogno della tua mano, pronta a sollevarmi dal letto delle mie malattie, una mano tesa, da afferrare per subito alzarsi e prontamente servire”.
“Solo di questo hai bisogno?”. “No”, continuò lei, “ho bisogno di una Parola che salva, da Te gridata, ascoltata da Noi…”.
Fuori stranamente era già buio.
In giro per l’Italia il cielo dispensava solo “malotempo” con neve e freddo. Da casa sua invece l’azzurro aveva ceduto spazio al grigio.
Ma niente neve, non ancora.
“Ho bisogno di stare da sola. Da sola con Te. Lontano da tutti e tutti. O forse in compagnia di una dolce Amicizia, in un incontro da fare e rifare giorno dopo giorno…”.

“Capisco”, rispose così, non aggiungendo altro.
In cuor suo temeva solo il freddo che avrebbe potuto stringere il cuore di lei. Avrebbe voluto dirle che entrambi avevano solo bisogno di gesti concreti, traduzione quotidiana dell’Amore.
Ma non lo fece, in fondo era soltanto il primo giorno di vero freddo…