Pensavo a quella notte in nave…

Quando ancora non ci conoscevamo,
fu una notte brutta per entrambi…
Già, non ti conoscevo, non sapevo
che il tuo dolore fosse anche il mio
e il mio fosse anche il tuo…
In fondo quella notte siamo stati vicini inconsapevoli,
legati da ciò che non vedevamo,
da cio che non volevamo capire… 

Forse è questo l’intervento su Loreto 07?

A volte è un po’ come osservare il mondo dalla finestra di fronte, quella che riflette stranamente sulla tua serranda la luce di un lontano lampione… oppure come avere la “sensazione” di essere stato scelto per adempiere un ruolo ben più importante di quello che magramente si vorrebbe vivere.

Altre, invece, è come guardare delle foto, quelle dove non si appare mai, forse perché non c’eri, forse perché sei tu ad averle scattate.

Altre volte ancora è come vivere e/o rivivere delle scene che sai già di aver vissuto…

 

Poche volte invece sa di novità, una nuova novità che ti prende, ti stravolge, ti cambia… e non ti fa più tornare come eri prima, ti migliora, ti proietta nel futuro e ti da la certezza della bellezza che è intorno a te!

 

Ed è proprio così che è andata l’esperienza di Loreto, la veglia, la riflessione, lo spettacolo, la S. Messa… per non parlare della condivisione, dell’accoglienza da parte delle famiglie, di quello strano silenzio quando Gesù Cristo, con il suo Corpo ed il suo Sangue, era presente in mezzo a noi!

 

Per non parlare poi delle persone che abbiamo incontrato, quelle che abbiamo rivisto, quelle con cui abbiamo scoperto un terreno fertile sul quale costruire duraturi legami affettivi.

 

Loreto, questo ed altro, ma solo grazie a Lui!

Lui che da il senso alla tua vita, la pienezza, il compimento!

 

Lui… accanto a Lui c’è sempre una persona che si incontra (non diciamo se è maschio o femmina, è una persona che incontriamo, punto e basta!), allegra, ma non troppo, vivace al punto giusto, con una serie di rocambolesche situazioni alle spalle, una serie di storie da raccontare, montagne facili da scalare, imprese strabilianti, facili problemi da risolvere, ferite più o meno profonde nel cuore e, fondamentalmente, un pesante carico di umanità, ricco dei suoi bellissimi difetti, le mille sfaccettature di quel bellissimo diamante che in fondo è dentro ognuno di noi, quel diamante “umile carbonio che è anche grafite” sottoposto al carico impressionante, grandi pressioni e alte temperature della nostra quotidianità: alla fine da semplice carbonio diventa un bellissimo diamante!

Loreto, luogo di incontro del povero che chiede aiuto, del misero che chiede sollievo, dell’affamato che chiede un tozzo di pane, dell’assetato che ha solo una sete da levare… Loreto luogo di incontro tra queste persone e la nostra egocentricità, il nostro “io” gonfio di orgoglio, la nostra goffa sicurezza di se, la nostra infinita infinitezza, a dir poco miserabile, che si scontra con la grandezza delle meravigliose creature che il Signore ci da modo di incontrare.

Incontri. Scontri. Incontrare gli altri per scontrarsi con se stessi. Scontrarsi con le nostre paure, ansie, gioie, pretese. Scontrarsi per incontrarsi ancora una volta insieme, non da soli, non con un altro io, semplicemente incontrarsi con un tu. Tu diverso da me, tu che non sei me. Tu che incredibilmente ti trovi a dipingere splendidi arcobaleni, legami nuovi, alleanze, tra le sponde delle nostre fragilità. Ed è li, a metà strada che ci incontriamo. Sospesi in aria, tra il cielo e la terra…

 

Loreto… esperienza Tua che diventa nostra, strade lontane, improvvisamente convergono ad un Centro, tenuto da noi nascosto come il più intimo dei tesori, lungi dal capire che non c’è gioia maggiore che condividere con altri la gioia di possedere il nostro appartenerTi. Possedere l’appartenenza, appartenerTi!

 

Poi, distrattamente, torni ad affacciarti da quella finestra, la tua; vedi la luce accesa in una casa di fronte, sembra quasi ti sorrida! Una luce tenera, gioiosa, appena dall’altra parte della strada. Dolce è guardare quella luce, da sicurezza, anche se è lontana da te poco meno di dieci decine di metri, è più vicina di quanto immagini… cosa immagini?

Solo di fare domande che in realtà hanno già una risposta, ed è quella che ora vorresti ascoltare…

Guardi la finestra, la luce accesa… non vorresti che dall’altra parte la spegnessero, “Lasciatela accesa! Lasciatela accesa!”, continui a ripetere, arrivi fino ad urlare, “Lasciatela accesa!”… Per una luce che è distante, un abisso ti separa da lei, sei disposto quasi a combattere contro te stesso…

 

Chiudi gli occhi un attimo, arrivi in un sogno… ancora a Loreto, sei sulla spianata di Montorso, circondato da tanti cappelli colorati, senti la musica intorno, la festa che è solo per Lui…

 

Torni alla finestra, poi scendi giù, velocemente scendi le scale, all’ingresso incontri una persona con il telefonino in mano, sembra felice, scherza, ride con chissà chi, ma non te ne curi più di tanto, sai solo che devi andare verso altro: esci fuori all’aperto, nel piazzale pieno di macchine, neanche la luna a farti compagnia… guardi la finestra di quel palazzo di fronte mirandola dal basso, vedi uno strano riflesso, un bagliore… lo stesso bagliore che avresti visto guardando il mondo dalla finestra di fronte…

Credo… di dover scrivere questo prima dell’intervento su Loreto 07!

Credo nell’Amore,
uno solo grande!
Da Lui provengono tutte le cose! 
Le belle cose che illuminano il nostro cuore,
quelle che riscaldano con un sorriso:
per un attimo eterno ti accendono,
un universo di emozioni che ti fa sentire vivo…
miriadi di luci, suoni, odori, colori,
affollano senza rumore il tuo io!
 
Credo nell’Amicizia,
quella vera!
Credo in noi esseri umani,
in cammino verso di Te!
Ispira le nostre azioni,
rendici tuoi strumenti di salvezza,
operatori di pace,
rappresentanti della tua Misericordia!

In attesa…

In attesa dell’intervento sul blog aggiungo in anteprima le foto di Loreto 07….
 
a presto! 

Ricordi

Esistono luoghi che hanno la straordinaria capacità di farci tornare indietro nel tempo, andando a pescare quei ricordi che pensavamo di aver messo in soffitta già da un bel po’…
luoghi come ad esempio quel balcone che si affaccia sulla stessa strada, sugli stessi palazzi… da almeno da quando ne ho ricordo!
Come il balcone che si trova a casa di mia zia, balcone dal quale lasciavamo penzolare le gambe (io, mio fratello e mia cugina…), balcone dal quale lasciavamo cadere delle "gocce" di saliva sui passanti ignari…
Balcone che porta ancora indietro nel tempo, ai miei nonni, o più semplicemente a quando con mio padre andavamo a far visita alla zia…
E li il ricordo lascia lo spazio a ben altri sentimenti, mette da parte il passato e si proietta repentinamente nel futuro…
 
Nel futuro… sarà meglio chiudere gli occhi e affidare ancora una volta la nostra vita a chi ne sa molto di più… e non sa solo molto di più della nostra vita, direi che sa molto, tanto di più… Lui sa tutto di noi!
 
 

Dialogo solitario

Bisogna trovare il coraggio per dire le cose come stanno. Parresia.
Coraggio e franchezza. Una buona dose di sincerità.
Sembra quasi una ricetta. Gli ingredienti li abbiamo?
O abbiamo solo le indicazioni? Cosa abbiamo? Cosa rimane da fare?
Sinceramente, credo che rimanga da fare tanto. Molto.
E perché scriverti? Perché proprio ora?
Se da una parte mi chiedo il perché non poter parlare con te, da un’altra penso che sia la cosa migliore non fare altri passi in direzione opposta. E restare così. L’uno di fronte all’altro. Distanti.
Se c’è una cosa che ho imparato a fare è stare lontano dai “guai”. I miei. Ma non ho imparato. Niente passi avanti. Indietro sicuramente.
Un po’ come mangiarsi una crepe con la nutella dopo aver digiunato la sera. Cui prodest? A chi giova?
Domande. Tante. Le tue risposte. Poche. Come al solito.
Possono cambiare gli attori. Fermo restando il protagonista cambiano gli attori. La parte però che si “recita” è sempre la stessa.
Una parte da recitare… forse da provare e provare ancora una volta. Poi magari ancora un’altra volta. Alla fine pensi di essere bravo e di poter recitare senza sbagliare. Incappi sempre nello stesso errore. Bene. Cadi.
Qualcuno tende una mano e ti fa rialzare. Anche questo è bene.
Basta poco. Un sorriso è quella mano tesa. La stessa mano che anche tu hai teso. Forse in modo inconsapevole. Ora vuoi che qualcuno consapevolmente ti aiuti. Lo hai fatto tu nel passato. Tocca a te ora essere partecipe di ben altra gioia. Quella del perdono.
Perdono. Perdonare prima se stessi, poi gli altri. O viceversa? Basta scrivere parole: richiamano altre parole. Giacomo nella sua lettera parla di perfetta letizia. Anche Francesco ne parla.
Resistenza. Anche alla vocazione? Può essere. Quale vocazione: quella ortodossa, della giusta, retta, fede. Parole richiamano altre parole.
Giusta giustizia. Per me? Per tutti.
Matrice di coerenza. Strutture di peccato. Altre parole. Appunti sparsi qua e la.
Un nome… non lo ricordo. È il tuo?
Comprenderai mai cosa voglio comunicare? Disagio. Non solo quello.
Comunicare la voglia di comunicare. Sempre. Parole che leggerai e capirai perché solo tu potrai ricordare.
Guardarsi e proiettarsi nel futuro, una gigantesca luce alle nostre spalle. Confidare sempre. Sempre. In chi c’è sempre. Che è da sempre.
Ieri, oggi, domani. Lui ci sarà. Io non lo so. Non so cosa mi prenda: della mia gelosia non chiedermi mai. Ma non posso essere geloso di Lui!
 
Il futuro. Incerto. È un divenire.
S. Agostino, uti e frui… ti ricorda niente?
Non te ne ho mai parlato.
Non so se te ne parlerò.
 

Il cielo, la terra

Viaggiano lungo strade,
insieme per poco.
Non chiedono dove,
come e perché, vanno.
 
Eremite nel nostro tempo,
nuvole giocano alte,
zampillando gocce…
Acqua… porti in te la vita!
 

Come un sigillo

Non ricordo le parole che ti ho detto,
non ricordo le parole…
Erano sincere con te.
Con gli altri… no?
 
Un continuo gioco il nostro,
un rincorrersi senza aver fretta.
Un tempo da aspettare:
giorni, mesi, anni…
 
Ho usato parole. Tante.
Ed ora il silenzio, il tuo. Troppo.
 
 
 
 

Le rughe che hai sul viso

Solchi lasciati dal tempo.
Le conto, una, due…
e poi un’altra ancora…
 
Si muovono, salgono, scendono.
Le seguo, poi mi fermo.
Ti ripenso giovane,
guardo le fotografie.
 
Bastano nove anni,
tornare indietro a giorni altri. 
Giorni in cui tu eri felice.