“Ciao hai chiamato?”, disse una voce esitante.
“Si, avevo chiamato, era da tempo che provavo a farlo!”, anche quest’altra voce non era da meno.
“Beh si, scusa, non avevo capito, se avessi chiamato tu o se ti avessi chiamato io per sbaglio…”.
“Ah si, per sbaglio… non chiami mai…”.
Si creò un momento di imbarazzante silenzio, altre frasi di circostanza, brevi, brevissime, poi i saluti, chiudendo così la video chiamata.
Il pannello di controllo emise uno strano rumore, come un ronzio, seguito da un suono metallico, poi si accese anche la spia del controllo emozionale, lampeggiando freneticamente.
Il dottor Steven si accorse che intorno agli occhi dell’androide CP567 stavano formandosi delle lacrime.
“Bene, direi che quasi ci siamo! Questi ricordi che stiamo caricando in memoria lavorano sulla personalità, sulle emozioni e sui sentimenti… Sembra quasi che…”.
“Che cosa? Dottor Steven non vorrei che questo modello risultasse più umano degli umani!”, chiosó Fredrik, “Al momento non possiamo permetterci altri errori per questo progetto, ho investito già abbastanza soldi e mi aspetto presto un ottimo profitto!”.
“Fredrik, se non fosse stato cosi avido e attaccato al denaro, credo che questo progetto sarebbe stato pronto molto prima! Le ho sempre chiesto di sognare in grande, di aspettare e pazientare, lavorando con cura e soprattutto educando anche con il cuore, sebbene possa essere una macchina, un androide, CP567 sarà in grado di sognare, ma non faccia pressioni tirando in ballo i soldi!”.
“Dottor Steven… Faccia come le pare e piace, vorrà dire che anche CP567 nel suo realismo sognerà pecore, pecore elettriche però…”.