Me lo domando oggi per caso.
Mi chiedo se in questa domanda in realtà non sia “nascosta” quella voglia di gridare “Vieni!”.
O forse quella ancora più nascosta che dice “Non venire, non ne vale la pena…”.
Sospeso, ancora una volta tra due realtà, tra il volere te e il non volere te. Non volere un Re che prenda il mio comando, non volere Te.
Sentirsi così… contesi tra le ambizioni e le pretese di due figli, uno maggiore, uno minore, tra la volontà di riconciliazione e quella volontà spavalda del potercela fare da soli o del fare festa senza di Te, senza gli altri che sanno di Te. Amici trovati, poi perduti.
Per poi ancora una volta chiedere aiuto ad un sicomoro, per noi siculi sarebbe più facile chiedere aiuto ad un fico, salire per vederti arrivare da lontano, per spiarTi ed essere “spiati”: per essere conquistati dal tuo semplice scendi, ascoltare Te…
Signore, scendo dall’albero, prendo il mio lettuccio, mi alzo, vado in pace. La Tua.
Non sono più ne troppo basso, ne troppo malato per non vederti più, per non conoscerti più.
Sono semplicemente umano. Tu vero Dio e vero uomo che rende l’uomo umano.
Come tu hai perdonato, così come tu hai perdonato noi, così noi perdoniamo gli altri, il tuo perdono è la nostra cura: il tuo pane spezzato che sa di lacrime e di perdono distribuito agli altri viene moltiplicato… sa di sorriso ora, sa di abbraccio, sa di Amore.
Tu sei colui che deve venire… vieni Signore, ti aspettiamo!