Rimane poco da dire ormai di una storia che si ripete ormai da secoli… torni, sempre a trovarci, Tu, con il tuo tempo favorevole alla conversione del mio cuore, del nostro, torni, e aspetti.
Aspetti che ancora una volta alzi il mio sguardo e lo posi su di te. Fiero. Fiero di avere te come Re e Signore.
Invece anche ora che ti scrivo sto con lo sguardo basso, fissato sulle lettere della tastiera che di seguito vado pigiando. Ogni tanto alzo la testa, guardo il monitor, vado sicuro, conosco i tasti a memoria e mi permetto di scrivere direttamente guardando davanti.
Ma non sempre. Rallento, inciampo, comincio a scrivere sequenze alfanumeriche senza senso.
Allora mi fermo e guardo la tastiera… e ricomincio.
Sembra un gioco, invece è solo un modo per vedere la nostra vita, attraverso una scrittura veloce con una tastiera e un monitor.
Mancano i riferimenti, mancano i punti fermi nella mia vita, nella nostra vita. Mancano degli appoggi che sappiamo esserci sempre, appoggi sui quali poggiare le nostre dita quando sono a riposo, appoggi sui quali fermarsi prima di ripartire per un altro viaggio in lungo e in largo per la sequenza di lettere…
Ci sono due tasti che hanno un piccolo segnale, quasi impercettibile, sopra di loro, una piccola lineetta. Due tasti, la lettera F e la lettera J. Quei due trattini servono per ricordarci la posizione che devono assumere gli indici della mano destra e della mano sinistra sulla tastiera, quando proviamo a scrivere usando il metodo 10 dita: usare tutte le dita delle nostre mani per procedere spediti nella scrittura, senza dover mai guardare la tastiera per ricordare dove si trovano i tasti.
Dove si trova la R? poco sopra la F… volete che descriva come raggiungere tutte le altre posizioni della tastiera? No, vero, sarebbe troppo noiosa come cosa…
Non è noioso pensare di avere dei punti fissi, di riferimento per procedere anche sicuri lungo i passi della vita. Passo dopo passo, avere sempre un paio di riferimenti, forse ne basta solo uno. E si va avanti… non importa chi si incrocia lungo il cammino, si va avanti.
Avanti e ancora avanti: perché nel tempo che impieghiamo per vivere ciclicamente sappiamo di avere a disposizione un tempo che è tempo di grazia, tempo che non va usato per il divertimento, tempo che va messo a frutto, impiegato affinché possa esserci il miglior guadagno spirituale possibile. Tempo che scandisce la nostra giornata alla sua fine. Tempo che rivela al mondo il vero volto dell’Amore. Tempo che ci permette di essere liberi dal tempo per liberare il tempo ed essere liberi nel tempo. Tempo che passa, che ci aiuta a conoscere e a rinserrare amici vecchi e nuovi, affetti leggeri diventati grandi, profondi, sincere amicizie… Tempo che allunga le distanze e poi nel tempo le accorcia…
Tempo che non passa con il ticchettio di un orologio ma che si compie, istante dopo istante, nello spiegarsi delle nostre vite accolte come grazia donata e donante.
Tempo usato per ricordarci di avere dei punti saldi nelle nostre vite, come due grandi torri con l’orologio visibili da lontano: per non farci mai perdere tempo nel cercare chi dona il tempo, chi ci da il suo tempo… tempo battuto dal tempo, tempo scandito dal ritmo di un tempo che sa di cuori che amano nel tempo… e nel tempo cercano altri cuori da far battere con lo stesso Tempo…
I red it…life goes on…and on…and on…so on…but in this life we find the light…the Light…looking each other through the same Light, the Light of Life.