Voglio scrivere a chi, ormai da tempo, non ha più notizie di me attraverso le pagine di un blog.
Vorrei poter raggiungere ancora una volta chi è lontano, e come per incanto renderlo presente alla mia vita, nella mia vita.
E ancora una volta prendere il mio cuore tra le mani e donarlo a chi può farne un buon uso.
Sorrido e scrivo, fa freddo oggi, ancor di più dopo essersi lavati con l’acqua fredda. Lo facevo anche in Albania qualche anno fa, ma almeno era estate. Invece tra poco arriverà l’inverno, per me che abito a Palermo difficile pensare che ci sia davvero freddo come in altre parti del nord italiane.
Ma per me fa freddo. I piedi sono due piccoli blocchi di ghiaccio infilati nelle scarpe. Anche ieri mattina ho provato questa sensazione di freddo continuo ai piedi per tutta la mattinata.
Forse dovrei camminare, mettermi in moto al posto di scrivere davanti al pc.
Ma è già da troppo tempo che voglio farlo e soprattutto che devo farlo: è una valvola di “sfogo” per dire quanto ho dentro.
E cos’ho dentro? Cosa tengo in fondo dentro di me? Se guardo le mie tasche sono vuote: ma non basta averle piene per dire chi siamo realmente.
Sono l’amico che è nelle difficoltà, quello che riflette davanti al suo specchio e vede la sua immagine diversa da quella che pensava di poter avere. Coraggio!
A quell’amico non posso che essere vicino.
Sono me stesso. Sono quello che mette in gioco se stesso, scommette ancora una volta sulla propria vita, per darsi agli altri. A ciascuno con modalità differenti, come suggerisce a volte lo Spirito, molte altre l’istinto. E se è un istinto che si adegua alla vita nello Spirito, poco alla volta le due modalità concorreranno nell’unica dimensione che sa dell’Amore.
Solo che vive pienamente nel tempo è vivo nell’Eternità. Solo chi sa che non c’è misura nel corrispondere l’amore all’Amore, sa di gustare la dolcezza della vita eterna.
Ci crediamo? O scriviamo parole su parole solo per riempire il mondo di vocali e consonanti?
O forse la nostra rivoluzione comincia e poi maldestramente si interrompe a causa del nostro voler rompere tutto e tutti repentinamente? Dovremmo prendere esempio dai piccoli passi delle formiche che costantemente lavorano, giorno dopo giorno, soprattutto lavorano insieme.
La pazienza e l’impazienza. Preghiamo perché il Signore abbondi in noi la sua pazienza e mandi via la nostra impazienza: questa dove ci porta? Ci porta a gestire rapporti umani che sanno di fretta, di servizio dato all’altro solo per fare un servizio e non per dare un servizio alla persona e alla comunità. È forse più sicuro chiudersi nel proprio recinto, operando nel silenzio, restando chiusi non solo agli altri ma alla fine anche a se stessi?
O è forse più “utile” rispondere pienamente alla chiamata che abbiamo avuto in dono?
Se sono figlio o figlia risponderò da figlio o da figlia, amerò i miei genitori pensando ai giorni della loro vita che hanno dedicato alla mia… è giusto dare loro ascolto… e se non ci trovassimo in queste condizioni bisognerebbe solo avere fede, confidare in Uomo che non tradisce, Colui che ci è accanto da sempre.
Se sono un lavoratore, se svolgo un servizio presso una comunità, se ho il capo “pesante”, se mi sento addosso lo stress, l’affanno per dei giorni che passano come un tormento, giorni in cui vedo cambiare i miei piani, la mia vita pianificata in un modo… che passino pure queste tribolazioni ben altro è il premio alla fine dei nostri giorni. Ci crediamo?
L’orizzonte della nostra vita è limitato dai nostri stessi occhi. Per quanti di voi hanno fatto topografia basterà pensare al problema del faro, da quale distanza è visibile un faro sulla costa noti il coefficiente di rifrazione dell’atmosfera, il raggio del globo terrestre, l’altezza del faro.
E se Dio fosse quel faro? Sarebbe davvero alto! Allora nel nostro orizzonte troverebbe sempre la sua visibilità e, a quel punto, l’unica colpa sarebbe nostra, vederlo e non fare niente per raggiungerlo.
Ma per quanto alto possa essere quel fare non possiamo trascurare quanto può rendere difficoltosa la visione… già, come la mettiamo con il coefficiente di rifrazione? Non è solo la nebbia che cala nella nostra vita improvvisamente, dobbiamo tener conto anche di altre piccole cose…
Dobbiamo tener conto di noi stessi. Dobbiamo renderci presenti a noi stessi. Dobbiamo cercare in noi quel tesoro che abbiamo ricevuto in dono e metterlo a frutto.
Si, investiamo il nostro tempo, per una buona causa, vivendo nell’attesa che sa di gioia, non affanno, non terrore, ma gioia.
Un inno di Romano il Melode dice che la “Vergine oggi ha generato il sovra essenziale”. La traduzione italiana riporta che la “Vergine oggi ha generato l’Eterno”.
Da quale parte ci troviamo allora?
Dalla parte del bene che vede nascere ancora oggi, istante dopo istante, vede nascere la speranza, o dalla parte del male che ormai non vede più nessuna speranza?
E per quanto male un uomo potrà mai ricevere può chiudere del tutto la porta alla speranza?
Deve solo sempre condananre gli altri dicendo che ci penserà il giudizio finale? È giusto ripetere che il male fatto da loro sarà Dio a computarlo come condanna? Non è più giusto pregare per la conversione lasciando che lo Spirito compia in noi la mitezza evangelica? Non siamo chiamati ad essere semplici come colombe e prudenti come serpenti?
Chi è sovraessenziale, chi è Eterno, può lasciarsi sfuggire l’occasione di entrare in relazione? Può negarci mai la possibilità di entrare in comunione con Lui? Può essere mai occupato in tante altre faccende e dire che non gli interessiamo? Ma è o non è l’Amore?
Possiamo allora mettere le briglie all’Amore? Possiamo prendere l’Amore e dirgli di non amare più? Chiudere il suo splendore in una piccola scatola…
Lo abbiamo fatto tante volte… basta interrogarsi a fondo e trovare una brutta risposta, abbiamo fatto anche di peggio a volte. Abbiamo fatto di peggio.
Possiamo sempre fare di meglio, gettare tutto il male che abbiamo fatto e trovare la forza e il coraggio per ricominciare… ricominciare mettere tutto da parte e ricominciare, ma non tra i rumori del mondo, della notte brava che si può passare in compagnia di amici, in giro per locali, tra un aperitivo e un drink… non è questo ricominciare, per me è ben altra cosa. È chiudersi nella propria stanza, un giorno, una settimana, un mese, chiudersi chiudendosi per poi riaprirsi ancora una volta con rinnovato entusiasmo. È soprattutto essere sempre presenti a se stessi. È la vita che chiama alla vita, è l’amore che chiama all’Amore. Sono cose che non mi stancherò mai di ripetere. Si ricomincia mettendo da parte quanto si è fatto e dal quel silenzio embrionale, solo da quel silenzio, ripercorrere i passi che ci hanno portato a quello che siamo oggi noi. E dal silenzio, da quell’unico silenzio cominciare di nuovo ad ascoltare… La Voce.
La voce che per noi che ci professiamo cristiani è la voce-parola che si “attendò” in mezzo a noi.
La Voce che ancora una volta attende la nostra voce, la nostra risposta, quella che non arriva. Rimaniamo nel nostro silenzio. Non pazientiamo, rimaniamo nell’assoluto silenzio, nella perfetta indifferenza come se il mondo andasse per i fatti suoi. E non fossimo affatto nel mondo.
Troppe domande, quante domande? Forse è più da ammirare chi domande non ne fa più, chi ha ormai ha la coscienza anestetizzata. Ma il dolore nel profondo rimane. Ditemi se c’è un dolore che non fa più male, ditemi se tutte le vostre ferite sono ormai sanate… un genitore assente, un amico lontano, coetanei che sembrano degli eterni Peter Pan… basterà aprire gli occhi, pulirsi le orecchie per vedere e sentire ancora una volta il dolore che è nel mondo? Basterà dare una mano, stringendola forte a chi è ne bisogno, basterà sorridere dispensando sorrisi a 360° ? Basterà far finta che tutto questo non ci sfiora minimamente per andare avanti come se nulla fosse? Verremo ingoiati dal nostro stesso nulla, dal nulla che contribuiamo a creare, togliendo spazio vitale all’Amore.
Pensare che l’Eterno si sta per fare carne, che si è fatto uomo per noi.
Li si ferma la ragione e presa per mano la fede veniamo condotti fino alle porte del Regno… che non è così distante, è già in mezzo a noi!
L’unica vera risposta alla nostra umanità ferita è l’amore. L’Amore.
Non ti abbattere, non ti scoraggiare, cresci, cresciamo, diamoci una mano, come fratello o fratellone, a te che puoi essere sorella, sorellina o sorellona, a te che puoi essermi fratello, amico, compagno di viaggio, di cammino.
La Vergine ha generato il Sovraessenziale.
E ancora una volta scenda in noi lo stupore…
tutto qui?????? eheheheheheh. Ogni volta che scrivi mi tocca poi riflettere! Baci