Un ritorno a casa

Odi

i vespri

alle venti…

 

Sa di rumore lontano, disperso, non perso nel tempo. Disperso.

 

Sa di un orecchio che ascolta, teso, pronto come in agguato, prende rumori nell’aria, li analizza, fa suoi i suoi, comunica i suoni che hanno un senso, un significato profondo sul piano dell’esistenza. Sono. Nel loro essere hanno il senso dell’esistenza.

L’ora tarda lascia intendere che il vespro non è in orario… è tardi, sul tardi. Alle venti.

Quasi in un gioco di parole che non possiamo tradurre in altre lingue. Alle venti… tra i venti che spirano intorno senti i vespri lontani. Sanno di preghiera distante, da un uomo distante, per un uomo distante.

Sa di preghiera di un uomo che cerca un altro uomo, senza Dio? Uomo che chiama altro uomo per mezzo di Lui, uomo raccolto nel proprio io per dire ad un altro: “Vieni…”.

Sa di dolore taciuto, soffocato dal di dentro: non un lacrima versata, non una parola scritta. Non un giorno passato tra mille e affannosi pensieri. Sa di giorni che passano, di dolci pianti e tristi lamenti. Sa di amore lontano, sa di amore vicino, di occhi che cercano visi stanchi che si rifugiano tra la folla. Sa di tutto e sa di niente.

 

Sa di amore che si espande, che come un gas occupa tutto lo spazio disponibile al mondo, sa di amore che sa di Amore. Amore che si estende fino alle isole e ai mari lontani: non si ferma, continua la sua corsa, folle. Si dilata pronto ad accogliere. Anche una nuova vita.

Sa di gabbiani, di foto scattate da altri. Sa di giorni passati a ridere di niente, di nuvole barocche che giocano a rincorrersi. Sa di silenzi colorati d’azzurro nel cielo, di raggi luminosi che scaldano fili d’erba verde. Sa di lenti gesti, di gente stanca che torna dai campi,  di fatica umana, quella che si ha nel vivere.

 

Sa di cavalli che corrono liberi, che attraversano colline, corrono veloci su piccoli fiumi, saltano ostacoli. Potessero loro parlare direbbero chissà cos’altro. Ma corrono e vanno e non lasciano altro che il loro sapere di…

 

Sa di tempo che scorre, non corre ma scorre, lento, come una piccola clessidra va… o come fiume che scorre nel suo letto, quel fiume attraversato da quei cavalli.

Tempo che prende con se il seminatore, lo invita a piantare con coraggio il seme che qualcun altro raccoglierà quando quello sarà pianta cresciuta e robusta.

 

Sa di casa, di cena, di amici.

Sa di giorni che non torneranno più…

 

Sa di spazio chiuso che si apre… ancora una volta si apre.

All’infinito, nell’Infinito.

 

Una risposta a “Un ritorno a casa”

  1. Grazie del "viaggio"…è stato molto bello, attraverso gli scenari…con il mio zaino in spalle, osservando questi stupendi panorami.
    Si sente freschezza e calore, alba e tramonto, sa di fiore che sboccia, e continua a sbocciare, nell’Infinito.
    E sono fiero fiero di avertelo suscitato io…sono stato io a dire l’ODI a Sergio…
    Se sapessi così spesso suscitare questi quadri….magari un giorno avrei realizzato anche un briciolo della mia "missione"!
     
    Buona notte…

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