Sensazioni Albanesi – seconda parte

Settimo giorno
Non sempre viviamo giorni identici. Un giorno a volte è diverso dal precedente, altre sembrano dei cloni, uno dopo l’altro si ripetono inesorabili.
Giorni diversi. Come si è diversi da se stessi. E non ci si aspetta di vivere così, in modo diverso, inaspettato, inusuale. Contro corrente, forse più semplicemente rimanendo noi stessi.
Se da una parte allora ci si abitua ad una idea di missione come una serie di giorni in cui si susseguono delle esperienze, un cliché stereotipato, altresì ci si scontra con una novità impressionante di incontri, esperienze, quasi si giocasse a Monopoli e si capitasse a sorte, per mezzo di una coppia di dadi, in quelle caselle denominate imprevisti o probabilità.
Come oggi… il giorno in cui per comprare un pezzo di ricambio per la macchina delle sorelle francescane, ho dapprima accompagnato sorella Giulia a Korçe e poi fino in Grecia, esattamente a Kastoria, dove con cun po’ di “fortuna”, un po’ di inglese abbiamo trovato un negozio di ricambi Nissan… la ciliegina più bella è stata aver aspettato due ore alle dogana tra Grecia e Albania. Due ore. Solo 25 automezzi davanti a noi. Esagero, forse erano 30. Ma abbiamo aspettato “solo” due ore. Per fortuna che avevo con me dei pistacchi. Ne ho sgranocchiato qualcuno…
È tutto così difficile quando si è lontani da casa… in fondo la mia casa qual è? Sono un cittadino di una terra, di un mondo, che vive con gli occhi puntati alla città celeste, la città che è lassù nei cieli, laddove c’è un posto per tutti gli uomini di buona volontà. Uomini e donne di buona volontà sono coloro che sono in grado di scambiare un sorriso, tendere una mano, entrare nel cuore degli altri e albergare. Prendere la mano degli altri e non lasciarla andare, fin quando non si sarà fatto un buon pezzo di strada sulla via di casa. Qual è la mia casa? Una stanza con un tetto, una porta, un letto, una scrivania, delle sedie, vestiti sparsi qua e la… qual è la mia casa?
 
Ottavo giorno
Devo chiedere scusa a Monica, ho regalato il suo regalo ad una ragazza albanese, loro purtroppo non hanno molta possibilità di andare ad Assisi e non è facile per loro avere degli oggetti come piccoli rosari e quant’altro… vuol dire che non appena andrò ad Assisi ne prenderò qualcuno in più e lo terrò in casa.
Nel frattempo continuano le mie peregrinazioni in Grecia alla ricerca di un pezzo di ricambio per la macchina delle sorelle. Che fare? Non siamo in Italia e anche se Castoria è così vicina a Bilisht è ad ogni modo difficoltoso raggiungerla, per lo meno in termini di tempo; se ieri avevamo perso due ore alla frontiera greca, oggi anzi ne abbiamo persa solo una.
Mi domando se la Comunità Europea sappia delle difficoltà al confine, laddove non ci sono distinzioni per i cittadini europei da quelli di altri paesi… come se fosse un confine di serie B. Come se ci fossero cittadini di serie B. Come se ci fossero uomini di serie B. Nessuna pari dignità, nessun uguale trattamento. Non tiro in ballo Dio, il Signore Gesù Cristo. Non è solo questione di religione, andiamo alla ricerca di un diritto naturale che dovrebbe renderci tutti uguali. Ma non è così. La vita della missione ti mette davanti piccole cose che in realtà sono grandi cose, piccole difficoltà quotidiane che in realtà sono montagne. Piccole sulla carta, quella carta su cui scriviamo nei nostri giorni, giorni grandi scritti in quei fogli grandi che traduciamo nelle nostre esperienze di vita. Senza rendersi conto che Dio non lo facciamo entrare affatto nelle nostre vite, Lui è fuori: guai, la sua presenza porta solo guai… ma della Tua presenza dobbiamo solo rendere grazie…
Davvero…
 
Nono giorno
Forse siamo semplicemente differenti gli uni dagli altri: il trattamento ricevuto alla frontiera greca mi fa pensare che esistano cittadini di serie A ed essere umani di serie D. Non basta un pezzo di carta per dirsi europei, no, non basta. Forse ci vuole altro molto altro. Basta chiudere gli occhi per volare, viaggiare, trovarsi in una parte del mondo lontano da casa nostra. Ma qui, in un posto di confine tutto vacilla, tutto va a rotoli. La realtà non è come la vediamo, non è nemmeno come la immaginiamo. Siamo europei. Ma a metà. Non ce ne facciamo niente della nostra “europeità” quando i nostri rapporti umani tendono a zero. Altro che radici cristiane. Contano ben poco, la dignità dell’essere umano è su un piano differente, fino a scomparire del tutto. Senza ogni ombra di dubbio.
Ascoltatori o predicatori. Forse semplicemente attori della Parola.
Ma almeno lasciamoci interrogare: una risposta, se Lui lo vorrà, sarà con la nostra vita, in opere sincere di carità. Verso tutti i fratelli del mondo.
E se poi metto la testa fuori cosa vedo?
Le stesse stelle che vedo da casa mia. Che cosa è l’uomo, perché te ne curi?
L’uomo è poco meno di un soffio. Ma Tu ti curi di lui. Ma lui non si cura di chi gli hai messo accanto. Strano vero?
 
Decimo giorno
Giornata tranquilla all’insegna del lavoro manuale: zappare la terra, sistemare il pietrisco nella strada, buttare via le erbacce.
Tutto tranquillo, poi ho sentito oggi un po’ di persone che si trovano a Palermo, devo dire che mi mancano. Ne avevo bisogno di sentirle, anche un po’ per ritrovarsi, per ritrovare se stessi. Si, come guardarsi allo specchio e vedere chi si è in fondo, semplicemente se stessi.
 
Undicesimo giorno
Ed alla fine arrivò il matrimonio. Nel tranquillo disinteresse di tutti gli altri partecipanti, il matrimonio è stato fatto. Si, spero e pregherò che tutto per Petrika e Linda possa andare sempre bene, nell’amore che il Signore ha donato loro e che ora confermeranno e testimonieranno con la loro vita.
Giornata di riposo comunque, a parte le ultime fatiche che la motra Giulia ci ha dispensato. Ma ora cominciano i giorni dei saluti finali. Signore sarebbe bello fare tre tende: ecco cosa hanno provato, almeno posso pensare che sia questo. L’aver condiviso con persone esperienze belle fa si che si voglia prolungare il tempo prima della separazione. Per i discepoli doveva essere ancora più forte come sensazione. Definirla sensazione credo sia pure riduttivo: davanti all’Amore che si manifesta nella gloria non possiamo usare parole su parole, dobbiamo restare in silenzio… quasi lo stesso silenzio in cui ci avvolgono le mani di Dio poco prima di chiudere gli occhi…
 
Dodicesimo giorno
Tutto è andato bene. Ed è già un bene. Oggi clima di tranquillità, di arancine e di panelle… ci sentiamo domani…
 
Tredicesimo giorno
Pure la spaghettata dell’una e mezza… sono di nuovo stanco, magari domani scriverò qualcosa…
 
Quattordicesimo giorno
No comment, ma prima o poi scriverò qualcosa.
L’esperienza del danneggiamento e della riparazione, esperienza di grazia, di luce, di bontà.
Esperienza di ladri albanesi, esperienza di veri uomini albanesi ed italiani.
 
Quindicesimo giorno
Dopo aver posticipato la nostra partenza per motivi tecnici, mi ritrovo ora a terra, gambe incrociate con il pc su queste. Ascolto musica. Ascolto.
Finita la missione in Albania mi proietto nella quotidiana esistenza italiana, non prima di aver fatto una capatina dalle parti di Tropea.
Devo analizzare, metabolizzare il senso di quanto è accaduto, quanto è stato vissuto fino ad ora. Devo. È un dovere dal quale non posso sfuggire, non posso nascondermi da quanto è richiesto a chi come me è in viaggio, in cammino verso l’autoconsegna agli uomini del mondo. Che ne sarà di questa esperienza? Dei volti che ho incontrato? Delle storie che ho incrociato? Dell’essere diventato inevitabilmente parte di una storia nella storia, storia che è parte di storie. Storie che si intrecciano. Storie di vita che hanno un’esperienza in comune seppure con differenti punti di vista, punti di vita.
Però mi mancava il dormire a terra come un albanese… a terra su un lenzuolo, senza niente addosso, solo un leggerissimo giubbotto. E mentre la luce filtra dalle tende ancora socchiuse, gli esseri umani muovono i loro primi passi in questi nuovi giorni.
La tv riporta delle news dalle quali siamo stati totalmente alieni in questi giorni.
Le olimpiadi di Pechino, 20000 case costruite, il pareggio del bilancio nel 2011.
 
Sono così lontani i volti dei bambini, i paesaggi dei villaggi, le strade rotte…
 
Sono così lontani da noi…
eppure la Terra è "rotonda" (si si, un geoide, un ellisoide di rotazione leggermente schiacciato ai poli…):
allontanarsi molto da un punto equivarrà allora ad avvicinarsi…
 
Già, nella lontananza sentiremo allora la vicinanza…

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