Spunti di riflessione estiva…

La prima stanza
 
Sono in banca. C’è caldo. Abbastanza.
Di qui a poco sarà un’ora che aspetto. Io devo parlare con un tizio dell’assistenza clienti. Lunga attesa. Nel frattempo mi godo il fresco. Fuori ci saranno tra i 30 e i 35 gradi.
Aspetto.
Un signore deve sbrigare alcune cose allo sportello. Ce ne è solo uno che funziona. Il tizio allora conta gli sportelli e vede che sono ben 6. Solo uno funziona. E comincia a parlottare. L’impiegato si difende dicendogli che gli altri sono in malattia. Il tizio parlotta ancora.
Passano i minuti. Io aspetto.
Interviene un’altra impiegata: gli consiglia che se deve fare operazioni sia di versamento che di pagamento può farlo usando il terminale presente. Non c’è bisogno di fare la fila e parlare con gli impiegati. Pardon: l’impiegato. Ma lui insiste. Io voglio avere qualcuno davanti, non una cosa ma una persona.
Il tizio ha un borsello. Mio padre usava borselli. Ma questo è differente: ora ha anche la tasca per i telefonini. Nel 1992 non c’era questa esigenza forte
Strano. Io ho scelto questa banca perché così mi permette di fare una serie di operazioni senza l’ausilio degli impiegati. La banca si evolve in una direzione. Il tizio “lagnoso” vorrebbe un servizio differente, con un rapporto umano maggiore. Io sono solo di passaggio. La mia banca è differente.
È importante accumulare tesori lassù…
 
 
La seconda stanza
 
Pulizie.
Basta poco, un paio di forbici, un vicino volenteroso, dei sacchi di spazzatura, dello spago. Poco.
La buona volontà: di più. Molta, tanta, tantissima.
Un’operazione programmata già da tempo. Taglia qui, taglia la. Il giardino ha ora una nuova luce. Oggi ho finalmente ufficialmente finito. Dopo la potatura dell’edera mi è toccata la pulitura delle lastre di travertino del muretto. Annerite dal tempo. Forse semplicemente “grascia”.
Tagliare l’edera per portare luce a tutto il giardino del terrazzo. Piccoli sprazzi luminosi un tempo, ora più ampi. Anche l’arancio e il limone sono stati coinvolti da questa pulizia straordinaria. Taglia qui, taglia la. Raccogli.
Ho raccolto alcuni sacchi di materiale organico. Parecchi. Alcuni rami li ho legati con dello spago.
Cosa fare? Potrebbero essere riutilizzati: mettendoli in una compostiera si ottiene del buon concime organico. Non ho spazio a sufficienza per mettere una compostiera nel giardino. La soluzione rimane quella di buttarli nei contenitori. Aspetto l’orario. Aspetto che siano le 18. Poi sarò autorizzato a metterli via.
 
 
La terza stanza
 
Due giorni dopo il 24.
Un anno e due giorni: è passato un anno dalla mia ammissione agli ordini sacri del diaconato e del presbiterato. La Chiesa che è in Palermo mi ha riconosciuto degno di cotanto ruolo nella vita futura. Anche io mi ritrovo in questo ruolo, giorno dopo giorno acquisisco maggiore consapevolezza.
È forse la consapevolezza di essere cristiani? Una consapevolezza che dovrebbero avere tutti i battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Due giorni dopo il 24. Straordinaria consapevolezza di scrivere quanto più di personale possa avere dentro di me. Il mio ultimo intervento è del 20 maggio. Poi il nulla. Non proprio. Gli esami mi hanno portato lontano dallo scrivere i miei pensieri che nel frattempo sono fluiti ugualmente. Lentamente a volte, altre impetuosamente.
24 giugno. L’onomastico di mio padre. Pensiero per mio padre. Niente altro. Fin quando lo penserò so che sarà con me. Consapevolezza. Di non essere mai soli.
 
 
La quarta stanza
 
Sono 4. Li ho contati. Q u a t t r o. Piccoli peluche. Si muovono. Piccoli gattini appena nati.
Passano i giorni. Sono due. Due sono morti. Mamma-gatto mi guarda. Se mi avvicino troppo mi mostra i suoi bei dentini. Piccola tigre.
Passano i giorni: uno. Ne rimane solo uno. Lo tolgo io stavolta. Povero piccolo. Erano in due, si tenevano compagnia quando la gatta andava a procurarsi da mangiare. Ora è solo.
Scendo giù in giardino. Mi avvicino un po’ troppo. Come al solito mi mostra la dentatura: non credo abbia bisogno di un dentista, io si invece, anzi devo accettare l’invito della mia amica dentista. Se mi invita lei per sistemarmi tutti i denti… che fa non vado?
 
 
La quinta stanza
 
La mia bicicletta è in garage. Non la uso già da qualche anno. Con chi uscivo di solito non sono più uscito: per fortuna ha risolto i problemi con il ginocchio, quindi quanto prima tornerò a cavalcare le due ruote. E poi come non farlo quando in una città splendida come la nostra spuntano come funghi le piste ciclabili! Tante, milioni di milioni di piste ciclabili. Belle, bellissime… la città ne è piena.
Aspetto pure il tram. Poi i veicoli elettrici, le centrali solari e eoliche. Sogno le case con un tetto pieno di celle fotovoltaiche. Ognuno che si produce l’energia di cui ha veramente bisogno: quella prodotta in più viene immessa nella rete nazionale. Sogno. Un automobile che fa con un litro di benzina 50 km. Aiutata dai pannelli solari montati sul tetto: non è fantascienza, esiste davvero, forse ci sono ben altre esigenze economiche nel mondo. Sogno che si potrebbe fare a meno di un bel po’ di cose. Togliamo i condizionatori: raffreddiamo i nostri ambienti facendo aumentare la temperatura degli ambienti esterni. E l’entropia aumenta. E per qualcuno Dio è crudele perché ha “inventato” un mondo che è condannato alla morte. L’entropia intanto fa l’unica cosa che sa fare… aumentare…
 
 
La sesta stanza
 
Mi spiace per i morti sui luoghi di lavoro. Persone che escono di casa per portare poi a casa i soldi necessari per il sostentamento della famiglia. Mi è dispiaciuto tantissimo per i sei uomini che sono morti nei pressi di Mineo. Teresa mi è dispiaciuto non esserti accanto: ho pregato tanto per te, per i tuoi familiari, per tuo zio e per i suoi colleghi, per la vostra comunità colpita da un così grave lutto. L’impegno civile e civico va di pari passo con quello del nostro essere cristiani.
Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.
Dare la nostra vita a Dio. Offrirla come sacrificio vivente, un’offerta a lui gradita…
 
 
La settima stanza
 
Grazie agli amici. C’è una stanza che per ora non aprirò. Custodisce qualcosa di grande, di veramente grande. Forse qualcuno dei miei amici o amiche possiede già quella chiave. Fin ad ora ho fatto due copie. Ma è meglio lasciarla chiusa. Teniamola chiusa amici cari, chiusa, ma non sigillata… lasciamo entrare dentro almeno l’aria, un soffio, un battito d’ali… il vento dello Spirito che aleggia sui mari in tempesta della nostra esistenza, che placa il caldo notturno… un vento fresco, carico di novità.
Grazie a coloro che mi stanno vicino, a coloro che si scoprono amici veri, sinceri, perché sanno di fondare l’amicizia. Grazie a coloro che mi aiutano nel difficile cammino, nel confronto, nel dialogo, coloro che mi aiutano nell’aiutarli, mi ascoltano, si “servono” di me perché vedono in me un pizzico della tua luce Signore…
 
Alla tua luce vediamo la luce…

 

Una risposta a “Spunti di riflessione estiva…”

  1. benedico il Signore per averti avuto vicino,anche se cosi lontano….
    questo è il tempo del pianto
    in cui siamo chiamati a seminare…per raccogliere nella gioia.
    che tu possa fare verità ogni giorno nella tua vita ..e che i tuoi amici possano sempre gustare della  tua amicizia pulita.
    un bacetto,grazie.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *