Ho fissato il tuo cielo Signore, l’ho guardato potevo contarne le stelle, erano chiare, distinte su nel cielo, giocavano a farsi contare da me… poi ho perso il conto, rendendomi conto che solo Tu che le hai fatte puoi contarle, puoi chiamarle per nome… i nomi che abbiamo dato ad alcune costellazioni sono ben poca cosa, Tu invece le conosci tutte, io sono ben poca cosa.
Ho visto nel pomeriggio il cielo Signore, l’ho guardato, ampie distese azzurre si aprivano davanti ai miei occhi, fino a confondersi all’orizzonte con il mare, entrambi dello stesso colore… una linea che si confonde, non più distinta che univa la realtà del cielo con quella del mare. Dentro il mare stanno tanti abitanti e da sempre provvedi all’uomo con i frutti delle acque… e dalle acque l’uomo trae la vita, irriga i campi, riempie le zolle che il sole rende aride… le stesse zolle che irrigate daranno poi la vita ai semi che Tu, Signore e Seminatore adagi tra le pieghe della terra.
Ho fissato il mio sguardo al cielo, una grande nuvola tra l’azzurro alto del mondo, creava giochi di figure, di luce, quasi un filtro per la luce: sembrava ferma, fissata insieme a tutti gli altri elementi dello spazio esterno, dipinta sul vetro della finestra. Sembrava, non lo era. Ho visto la luce cambiare, fino ad avere un riflesso rossastro tipico del tramonto, poi è calata la notte, e ho visto le stelle…
Anche tu mi hai fissato Signore… sei andato oltre però il semplice guardarmi, hai dato ascolto al grido del mio cuore, hai scrutato il mio dolore e vi hai messo una mano… hai raccolto le lacrime che non ho pianto, con quelle hai irrigato l’aridità del mio viso, hai spianato le rughe del mio volto, mi hai donato il sorriso della speranza… ed ora nel silenzio ascolto la Tua voce, la Tua Parola… Non più parole fatte di immagini quotidiane, di semplice vissuto ma stupore…
Parola che va oltre le parole, le stesse che non sento più da voce di essere umano…