E che mi racconti?

Se mi dai un paio di ore ti racconterò un bel po’ di cose…

Da dove cominciare? Come al solito, si pensa di fare le cose ben organizzati, si prendono appunti qui e la, poi al momento di trascrivere non si trova più il foglio… e allora cambiamo assetto, organizziamo diversamente i nostri pensieri…
 
Cominciamo da un pensiero, un "angelico" pensiero…
Ti ho avuto davanti per parecchi giorni, tanti. Ti ho guardato. Ho avuto modo di vederti da vicino, scrutarti nel profondo, ammirarti nelle tue forme tonde, tarlate, rovinate poco dal tempo… piccoli buchi qua e la, segni manifesti di altra vita che si ciba di te che non sei più in vita. Ma sei li davanti a me. Ti ho guardato, mirato, ammirato. Ma forse sempre con troppa poca attenzione. Cercavo un’ispirazione per completare un lavoro, una copertina, un’immagine che non sentivo venir fuori da quello che avevo dentro. Anche se avevo te. Ti avevo, ma tu non mi avevi. Avevo te senza essere entrato in te, senza esser andato oltre te. E tu eri li. Ad un tratto eri tu a fissarmi. Aspettavi che finalmente accogliessi te. Per quello che sei, per quello che rappresenti. Un angelo inginocchiato, in preghiera. Poi parlando con chi è un anziano nella fede mi è arrivata l’idea, ti sei mostrato per come non ti potevo vedere, forse non ti volevo… Ti ho guardato con occhio scevro da sovrastrutture. Non più una statua. Ma l’io del pellegrino errante che si ferma davanti a Te in ginocchio. E li ritrova la sua casa, la Tua. Ed alla fine la copertina fu…
 
Riflettevo nei primi giorni di quest’Avvento che tra poco volgerà al termine, sulla vicinanza di Dio, sulla lontananza dell’uomo. Il non accorgersi del Dio-con-noi. E ricordarci della sua presenza solo durante un giorno. E gli altri? Non importa, almeno un giorno lo abbiamo pensato… Illusi.
Se tornasse tra noi ora ci troverebbe impegnati nel prepararci alla sua venuta?
Troverebbe il popolo che brancola nel buio, la generazione perversa, che pensa a tutto tranne che a Lui. Siamo troppo indaffarati nel prepararci per l’uscita del sabato sera che non ci accorgiamo di un’attesa che dura già da duemila anni. Un tempo troppo lungo per l’uomo, che facilmente dimentica… e si è già dimenticato di Te. E non sente più il clima che ci conduce a Te. Luci, suoni. Tutto non ci parla più di te. Dove sei? Sembriamo cercarti, per mare e per terra. Lontano. Ma tu sei vicino… giochi a nascondino con noi. Giochi a nasconderti con chi non ti cerca, non ti vuole cercare, non vuole seguire la tua kenosi, il tuo svuotamento, annullamento, fino a giungere dalla Tua trascendenza alla nostra fisicità, corporeità, realtà. Giocare ad essere visibile con chi ormai ti immagina invisibile, vuoto, svuotato, assente, annullato.
Annullato… come il mio da fare di stasera. Troppi impegni, troppe cose da fare. Allora si deve rinunciare ad andare da una parte per restare invece a casa, fare il punto della situazione. Pensare alla pazzia dell’uomo, sempre ben poca rispetto alla follia che il Signore ha “mostrato” di avere incarnandosi. Ed ad ogni modo sono pur sempre due differenti tipi di pazzia. Magari in certi casi per noi, la pazzia è la nostra schizofrenia. Ricominciare come se fosse un cominciare la prima volta, come se non fosse successo mai nulla prima. Un eterno ripetersi in questo modo di agire, di vivere. Rendersi conto che la propria felicità va oltre il tornare ciclico delle onde. La nostra felicità esula dagli altri per fondarsi solo su Altro che è… la nostra felicità è Lui… e gli altri, testimoni, personaggi attivi, ci parlano di Lui, tutto ci parla di Lui, ci riconduce a Lui. Ma non siamo di certo panteisti.
Rimangono piccoli spazi da verificare… come la nostra preghiera solo per chiedere… ed una volta ottenuto? No mi era capitato mai di restare stupito, quasi senza parole, per aver ottenuto qualcosa… si prega, si ottiene. La salvezza delle nostre anime, la nostra santità. Si prega per cosa? Per ciò di cui si ha veramente bisogno? E di cosa si ha bisogno? Chi può dirlo? E chi può darcelo? E il nostro stupore? Dove lo mettiamo? Ne conserviamo ancora una dose massiccia da usare nel quotidiano? O lo perdiamo strada facendo? È forse bucato il sacco che lo contiene? I nostri occhi sono sempre più spenti, non stanchi ma spenti… non arrivano più a cogliere la bellezza che traspare da ogni parte, la stessa bellezza che messa a contrasto, un forte contrasto con la stupidità dell’uomo, dovrebbe risaltare subito… dovrebbe.
 
Arrivare a domandarsi tutto questo è lo sprone per ringraziare ancora una volta il Signore… ringraziare anche coloro che operano secondo i suoi piani, nella lora inconsapevolezza… per un sorriso dato, un saluto, un dono fatto, un libro dato in dono da leggere in tre ore… o per la mancanza o assenza, volontaria, voluta, inaspettata, insperata…
Ringraziare: per tutto quello che viviamo, che abbiamo, che siamo… Il nostro agire deriverà sempre dal nostro essere.
E se altri vedono il Bene in noi, non possiamo altro che stupirci per l’enorme quantità di Bene all’interno della quale siamo “allevati” alla vita in Cristo, con la Chiesa, con i fratelli e le sorelle…
Quegli uomini e quelle donne di buona volontà, pronti ancora una volta a cantare insieme, vivendolo: “Alleluia, alleluia! Nasce per noi l’Emmanuele!”.

Una risposta a “E che mi racconti?”

  1.  
    <<…Voglio augurarci un Natale pieno di gioia, di capacità e voglia di stupirsi, di voglia di andare in mezzo agli altri con e per Amore…come Lui stesso per primo ha fatto, un Natale pieno di  serenità nei nostri cuori e con le persone che ci stanno attorno…
     
    Ci auguro di riuscire a capire veramente che…il 25 Dicembre non è il compleanno di un tale di nome Gesù…ma che ogni 25 Dicembre è una nuova occasione che Dio ci da per poter fare nascere dentro di noi Suo Figlio..occasione che non possiamo perdere…approfittiamone!!!…>>
     
    Grazie Dio per il dono dell’Amicizia che, attraverso Tuo figlio, ci hai donato…
    Ti ringrazio per Max…per aver fatto incontrare le nostre strade…
    Grazie Max per esserci..sempre…
     

     
     

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