Dialogo solitario

Bisogna trovare il coraggio per dire le cose come stanno. Parresia.
Coraggio e franchezza. Una buona dose di sincerità.
Sembra quasi una ricetta. Gli ingredienti li abbiamo?
O abbiamo solo le indicazioni? Cosa abbiamo? Cosa rimane da fare?
Sinceramente, credo che rimanga da fare tanto. Molto.
E perché scriverti? Perché proprio ora?
Se da una parte mi chiedo il perché non poter parlare con te, da un’altra penso che sia la cosa migliore non fare altri passi in direzione opposta. E restare così. L’uno di fronte all’altro. Distanti.
Se c’è una cosa che ho imparato a fare è stare lontano dai “guai”. I miei. Ma non ho imparato. Niente passi avanti. Indietro sicuramente.
Un po’ come mangiarsi una crepe con la nutella dopo aver digiunato la sera. Cui prodest? A chi giova?
Domande. Tante. Le tue risposte. Poche. Come al solito.
Possono cambiare gli attori. Fermo restando il protagonista cambiano gli attori. La parte però che si “recita” è sempre la stessa.
Una parte da recitare… forse da provare e provare ancora una volta. Poi magari ancora un’altra volta. Alla fine pensi di essere bravo e di poter recitare senza sbagliare. Incappi sempre nello stesso errore. Bene. Cadi.
Qualcuno tende una mano e ti fa rialzare. Anche questo è bene.
Basta poco. Un sorriso è quella mano tesa. La stessa mano che anche tu hai teso. Forse in modo inconsapevole. Ora vuoi che qualcuno consapevolmente ti aiuti. Lo hai fatto tu nel passato. Tocca a te ora essere partecipe di ben altra gioia. Quella del perdono.
Perdono. Perdonare prima se stessi, poi gli altri. O viceversa? Basta scrivere parole: richiamano altre parole. Giacomo nella sua lettera parla di perfetta letizia. Anche Francesco ne parla.
Resistenza. Anche alla vocazione? Può essere. Quale vocazione: quella ortodossa, della giusta, retta, fede. Parole richiamano altre parole.
Giusta giustizia. Per me? Per tutti.
Matrice di coerenza. Strutture di peccato. Altre parole. Appunti sparsi qua e la.
Un nome… non lo ricordo. È il tuo?
Comprenderai mai cosa voglio comunicare? Disagio. Non solo quello.
Comunicare la voglia di comunicare. Sempre. Parole che leggerai e capirai perché solo tu potrai ricordare.
Guardarsi e proiettarsi nel futuro, una gigantesca luce alle nostre spalle. Confidare sempre. Sempre. In chi c’è sempre. Che è da sempre.
Ieri, oggi, domani. Lui ci sarà. Io non lo so. Non so cosa mi prenda: della mia gelosia non chiedermi mai. Ma non posso essere geloso di Lui!
 
Il futuro. Incerto. È un divenire.
S. Agostino, uti e frui… ti ricorda niente?
Non te ne ho mai parlato.
Non so se te ne parlerò.
 

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